(Iron Bonhead) In poco oltre di una decade, gli Atomicide hanno realizzato e partecipato a diverse pubblicazioni, ma demo e compilation sono stati il viatico a due album inframmezzati da un EP che hanno ben esposto la distruttività del trio cileno. La scena underground sudamericana pullula, come altre realtà metal mondiali, di tante formazioni di tutto rispetto e questo secondo lavoro degli ‘atomicidi’ esibisce un death metal oscuro, veloce e quanto meno influenzato dal thrash metal. Voce cavernosa e torva, come una nube livida che sprigiona un temporale. Drumming possente, rapido, altamente dinamico che gioca a produrre linee portanti diversificate, interrotte da rullate micidiali. Qualcosa degli Slayer, rimandi ai Morbid Angel dei primordi, ma in una dimensione propria che si rifà a uno stile antico, a quel modo di suonare con strutture ben precise, chiare e dove la velocità plasma melodie infernali. Non c’è ottusità o corse sfrenate, infatti il guitarworking di Deathbringer è pulito e ben udibile nelle sue sequenze in ogni passagio. Solo il basso di Atomizer è relegato sullo sfondo, mentre la sua voce e le bacchette di Prophaner riempiono il resto. Tra l’altro Deathbringer ha condiviso il lavoro delle chitarre con il sessionmen Nyarlathotep. “Chaos Abomination” produce in poco oltre mezz’ora un’immagine del chaos.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10