(Massacre) Nel 2013 l’album “Okkult” riuscì a sorprendere per la sua architettura. Gli Atrocity allora erano ai 25 anni di carriera. Oggi ne sono trenta e c’è da chiedersi cosa possa dare ancora la formazione tedesca che nel tempo ha attraversato tendenze, idee e aspirazioni attorno al proprio sound. Alexander Krull, voce e ormai affermato produttore, unico componente rimasto dalle origini a oggi, presenta il seguito dell’opera pubblicata nel 2013. Un’anticipazione si era avuta a dicembre con l’EP “Masters of Darkness”, la cui title track è le restanti canzoni compaiono in questo nuovo lavoro, con due fondamentali eccezioni, infatti rispetto all’EP nell’album Lars Goran Petrov (Entombed A.D.) canta in “Devil’s Covenant” e Marc Grewe (ex-Morgoth) in “Gates to Oblivion”. “Okkult II” ci arriva come un prodotto sospeso tra thrash e death metal, anche se è il primo genere a prendere la parte predominante nel sound. La produzione sottolinea la potenza e la chiarezza del riffing, delle sue trame, dei ritmi svelti e sostenuti. Il prospetto sonoro è aggressivo e nitido (ascoltare “Shaodwtaker” per comprendere pienamente), con un barcamenarsi tra cavalcate thrash-death e inserti corali, proprio come “Okkult”, che conferiscono ai pezzi una certa solennità. Gli Atrocity decimano tutto e tutti, con la serrata “The Golden Dawn” ad esempio, oppure con cavalcate aggressive, stemperate dalle improvvise irruzioni corali, come in “Infernal Sabbath” ad esempio. Posto che chi scrive nel 2013 rimase dubbioso sulla resa generale di “Okkult”, con i cori che in quel contesto sembravano solo appesantire o comunque non essere davvero parte dei pezzi, non resta che riconoscere che il thrash-death degli Atrocity appare oggi con una propria e netta identità. Forse gli elementi di novità, i cori, appaiono ancora una volta come un ornamento al tutto.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10