(Massacre Records) Li abbiamo uditi per l’ultima volta nel 2018 con “Okkult II” gli Atorcity e nel frattempo Alexander Krull, ormai unico elemento presente dagli esordi, ha continuano a lavorare nel suo Mastersound Studio di Stoccarda. Krull si divide infatti da tempo tra la carriera di produttore e tecnico di studio e quella di musicista. In quest’ultima integra il suo lavoro con i Leaves’ Eyes che una volta condivideva con la sua ex sposa Liv Kristine. Alexander Krull aveva dunque solo bisogno di un po’ di tempo per rilanciare gli Atrocity, death metal band che negli anni è andata in contro a un destino artistico che ha in parte superato il suddetto genere. “Okkult” è una trilogia che vuole illustrare i labirinti oscuri dell’animo umano. Per fare ciò gli Atrocity si approcciano con un impatto death metal di taglio contemporaneo, dunque con cariche di groove e melodie rapide, spedite e di tipo melodic death metal che scorrono lungo l’arco dell’album. Le canzoni “Born To Kill”, “Malicious Sukkubus” – in essa partecipano Elina Siirala (Leaves’ Eyes) e Zoë Marie Federoff (Catalyst Crime, Cradle Of Filth) – sono alcuni esempi della completezza del songwriting e dello stile esposto dai tedeschi. Nell’album è presente un parco ospiti* per impreziosire il lavoro finale. La band stupisce maggiormente per le parti più spinte, cioè quelle soluzioni che se pur chiare e ben lavorate dalla produzione risultano per l’appunto estreme, frutto di una energica propulsione ritmica di Joris Nijenhuis che sospinge il duo chitarristico, Ricki Richter e Luc Gebhardt, capace di essere diretto, estremo quanto fine in certi arrangiamenti delle trame chitarristiche e non meno negli assoli. L’arrangiamento e lo smaltare i diversi stili e sfumature del death metal sono la peculiarità di “Okkult III”, prosieguo di quell’evoluzione che gli Atocity hanno esibito negli anni, portandoli ad essere più di una semplice death metal band. La facilità e nitidezza esecutiva con la quale Krull e gli altri passano da parti serrate a impennate melodiche e viceversa è lodevole. Con la componente orchestrale ridotta a poche situazioni funzionali, gli Atocity si palesano con una maturità definitiva. Con l’etichetta che pubblica l’album in versione doppio CD con il secondo disco che offre l’intero album ma nella sua sola veste strumentale, certe finezze si notano in maniera netta.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10