(Metal on Metal Records) La notizia del secondo comeback degli Attacker non potrà che rendere felici i defenders vecchia scuola: la formazione del New Jersey è certamente una di quelle che, in quest’epoca di revival che ormai si è ripiegata su sé stessa, merita il successo di cui non ha goduto a metà anni ’80. Dopo un nuovo periodo di stasi, dunque, il gruppo propone questo “Giants of Canaan”, un lavoro serrato e molto chitarristico, rigidamente condotto secondo i canoni. Il paradosso, quindi, è che in sede di recensione non c’è moltissimo da dire: se amate il genere sappiate che qui troverete pane per i vostri denti e un songwriting di gran lunga superiore a quello di tanti altri ‘classicisti’; la produzione è bilanciata ma rinuncia in larga parte a quel tocco vintage caratteristico di queste uscite. Us metal che mantiene una perfetta proporzione fra potenza e melodia nella titletrack: Bobby “Leatherlungs” Lucas, il nuovo singer, è una forza della natura, e non farà rimpiangere Bob Mitchell. Saranno in pochi a sapere che il brano si riferisce a uno strano episodio del libro biblico della Genesi (cap. 6, 1-4), quello in cui dei misteriosi ‘figli di Dio’ prendono in moglie le donne del popolo eletto. “The Hammer” (dedicata a Carlo Martello e alle sue lotte con i musulmani) e la furiosa “Black Winds calling” ricordano da vicino un certo gruppo di nome Helstar; mirabile il riff di “Curse the Light”, mentre gli ultimi due brani, i più lunghi del lotto, alzano ancora le quotazioni del disco, offrendo un songwriting più variegato e dinamico, a tratti addirittura influenzato dalla NWOBHM più di nicchia (si tratta di “Born into Battle”, dedicata ai samurai, e “The Glen of the Ghost”). Un pugno in faccia di devastante potenza!
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10