(Shadow Kingdom) Volumi alti per questo debutto su cassetta (ok, c’è anche CD e digitale…). Sono americani, sono in quattro e sembrano magicamente imprigionati negli anni ’70 sabbathiani, con marcate impostazioni stoner/doom sempre in chiave “valvolare” con i volumi sparati a palla. In una parola doom, doom ortodosso, doom sporco, doom intenso, doom di quello che ipnotizza, doom stoner, doom tossico, doom che fa girare la testa. (solo) Mezzora di energia elettrica che si snocciola tra “Light”, che di luce ne ha poca e “Haze” piena di sudicia melodia. Poi “Lust”, pesante, “Thorn”, dolorosa, “Veil” grintosa e la conclusiva “Doom”, canzone con un titolo eccessivamente autoesplicativo. Quattro tizi saldamente installati in un’epoca al di fuori delle epoche, lontani da evoluzioni o mode moderne; sono la definizione di un rock oscuro e pesante nato tra le aree rurali del Wisconsin, lontani da influenze e trend odierni.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10