(Season of Mist) Giunti al secondo album, gli islandesi Auðn trasportano dentro la musica l’essenza della terra di origine: bellezza, natura… ma anche violenza, aspetto sinistro… furia degli elementi. Melodie ossessive, ma immensamente atmosferiche. Riff taglienti ma anche ricchi di un freddo… calore organico. Linee vocali strazianti ma marcatamente intense ed sanguinosamente carnali. Idee tecniche non certamente scontate, anzi fantasiose e capaci di sorprendere tanto che le nove traccie spaziano tra terre rurali, scenari mozzafiato, ma anche fantasmi del passato, tradizioni, origini, folklore e disperazione. “Veröld Hulin” è subito melodica ed atmosferica: tracce di Panopticon, spunti di black e post black francesi… una progressione marziale ed epica che non nega all’ascoltatore melodie sublimi amalgamate con una violenza inaudita. Altra violenza con spontanei momenti eterei, spirituali, provocanti e sensuali su “Lífvana Jörð”, mentre il crescendo iniziale che offre “Haldreipi Hugans” materializza emozioni estreme, brutali ma decisamenrte meravigliose. Mid tempo erotico su “Prísund” e “Blóðrauð Sól“, tanto che mi ritrovo ad immaginare una fusione tra Mgła e Lunar Aurora. Intensità crescente e travolgente con “Ljósaslæður”, geniale manifestazione di sensazioni spirituali ed epiche sulla favolosa “Eilífar Nætur”. Una componente ambient-folk emerge tra le note di “Skuggar”, prima della progressiva e conclusiva “Í Hálmstráið Held”. Una band giovane, recente, ma dannatamente capace: songwriting convincente, arrangiamenti esaltanti, esecuzione impeccabile che bilancia un delizioso senso di caos con una purezza del suono assurdamente immacolata. Un album piacevole dai primi ascolti… poi pericolosamente magnetico e dolorosamente penetrante!
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10