(Season of Mist) Una crescita poderosa per gli islandesi Auðn. Dopo il favoloso “Farvegir Fyrndar” (recensione qui), il loro black si espande, si arricchisce, diventa più profondo, più complesso. Più ispirato e molto più suggestivo. Se li avevamo lasciati in un contesto pregno di melodie ossessive ma immensamente atmosferiche, ora la componente ossessiva viene meno, deviando verso brani più ricercati, progressivi, carnali e fisici… con l’atmosfera cresce a dismisura, dando vita ad un assalto sonoro che trascina violentemente verso un’altra dimensione, una nuova dimensione… sempre sferzata dal gelo delle lande di provenienza ed iniettata con un’essenza spirituale ancestrale, un tormento deliziosamente atavico, quel senso primordiale che riesce a strisciare dentro i pensieri sotto forma di musica. Dilaga la disperazione con fare apocalittico su “Einn um alla tíð”. Teatrale “Eldborg”, contorta ed imprevedibile “Birtan hugann brennir”. “Verður von að bráð” si inoltra lungo sentieri vergini ed inesplorati, mentre “Drepsótt” offre un black metal di su pregevole e di inestimabile fattura. Immensa e spietata la brutalità suggestiva di “Næðir um”. “Horfin mér” è magnetica, incalzante, rivela mid tempo irresistibili e divagazioni melodiche che disperdono lo sguardo e l’immaginazione verso un brullo scenario naturale senza confini. Rocambolesca e ricca di spunti “Á himin stara”, decisamente ricca di un’anima folkloristica “Ljóstýra”, prima della conclusiva title track, un pezzo che si spinge oltre, verso il rock atmosferico, il metal classico, il post rock, il post black… pur rimanendo indiscutibilmente illuminata dal marchio di fabbrica Auðn. Musica immensa. Suonata e composta con passione, calore, dedizione. E notevole perversione. Chitarre che solcano terreni imprevedibili, linee di basso che danno vita ad un sottobosco sonoro ricco di vita, pulsazioni e dinamismo. Drumming spietato e linee vocali superlative; ma dopotutto è il sogno la componente essenziale di questo nuovo lavoro. Il sogno che illumina le speranze per poi deludere e lacerare, mettendo in evidenza la tragedia di una vita che non è mai riuscita a realizzarsi, ad affermarsi. Che non è mai risuscita ad esistere veramente. Poesia estrema. Black metal e totale decadenza. Il freddo polare convertito in musica. La desolazione di lande gelide inghiottite da nebbie impenetrabili e senza tempo, una desolazione che rivela la sua brillante, sublime ed eterea bellezza.
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10