(Napalm Records) Fa un certo effetto sentire nel 2013 delle sonorità simili ai Deep Purple con Coverdale e non solo, ci metterei anche Ian Gillan. A me questo nuovo lavoro dei norvegesi Audrey Horne mi ha colpito, ma convinto a metà. L’album ha quelle sonorità hard rock anni ’70 e ’80, magari anche vicine ai Whitesnake o al rock britannico degli anni ’80 (“The King Is Dead”). C’è dunque un hard rock tagliente e robusto, c’è anche, a tratti, un rock con i riflessi del blues e davanti a questo si esibisce un cantante in forma, come sa esserlo Toschie. I toni dell’heavy metal classico sono di matrice NWOBHM e di conseguenza anche di natura Iron Maiden (“This Ends Here”). Sonorità inevitabilmente datate (l’hammond che spesso opera sullo sfondo o il moog) e la sensazione ricavata è che gli Audrey Horne non abbiano minimamente pensato a nasconderle, ma non avrebbe potuto farlo, oppure di rielaborarle. Per fare questo è venuta meno la fantasia, l’inventiva e di conseguenza la band ha registrato consapevole dei propri mezzi e della propria convinzione. Il punto è che i brani ti rimandano spesso ad altri o a strutture musicali che hanno fatto la storia. Vorremmo crocefiggerli per questo? Assolutamente no, ma è giusto dare l’esatta dimensione di questo “Youngblood”, la quale è quella di canzoni immediate (il ritornello catchy della title track ne è un esempio), semplici, di revival (ecco spiegata quella pessima copertina) e con una sola pretesa: risultare godibili. Ice Dale (Enslaved, Demonaz), la sua chitarra e i suoi soci volevano essere tutto ciò, nel realizzare il nuovo album. Almeno è ciò che io penso. Del resto si sta parlando di una band che esordì su coordinate indie-rock e che nel tempo le ha progressivamente cambiato. L’hard rock anni ’70, l’heavy degli anni ’80 e…darci dentro! Questo è quanto accade in “Youngblood”. Ciò che non mi ha pienamente convinto è l’atteggiamento forse parodistico o sfacciatamente di “copia” che non sempre è in forma su tutti i brani. Tuttavia sono onesto e dichiaro di averlo ascoltato a ripetizione questo “Youngblood”, consapevole che non sarà mai un capolavoro o lo zenith di questa band, inguaribilmente bugiarda nella propria direzione musicale.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10