(Beverina/Casus Belli Musica) A mio avviso gli statunitensi sono sempre stati colpevolmente sottovalutati. Forse non esiste altro gruppo che tecnicamente si sia mantenuto su livelli così tremendamente alti nonostante i vari cambi di line up. Inoltre, gli Aurora Borealis sono l’esempio supremo di come il death americano possa spingersi fin oltre i confini dell’umana esecuzione musicale. Attivi sin dal ’94 e con sette gemme all’attivo, gli Aurora del 2018 sono il caro vecchio Ron Vento alla voce, Jason Ian-Vaughn Eckert al basso, ormai membro stabile da tre lustri e Mark Green, chiamato dal 2011 al difficilissimo rimpiazzo del mostro Laureano. Una formazione tecnicamente ineccepibile. Dimenticatevi ogni cosa che sapete sul death brutal e partite da loro: tempi veloci e taglienti, batteria terribilmente chirurgica e veloce, voce potente e incisiva, composizioni tecnicamente oltre. Non mi capacito del perché non siano tra i grandi, ma sta di certo che gli Aurora Borealis sono puri, incastonano una nuova prova di perfezione nella corona che a loro spetta e a loro soltanto. Da vent’anni e più, uno dei vertici della musica estrema. Inauditi.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 10/10