(Apocalyptic Witchcraft Rec.) All’epoca di “Vertebra” (QUI) Gian Spalluto mi disse durante un’intervista (QUI): “Riguardo alla struttura dei pezzi mi piace lasciare che essi seguano la loro inclinazione naturale”. Hanno vita i pezzi di Gian ed anche “Sin4tr4” (QUI) ha mostrato canzoni con una vita propria e non da meno ne hanno quelli di “Notturno”. Un titolo crepuscolare eppure per niente avvolto dalle tenebre, anzi c’è molta allegria, ci sono colori, c’è una forte emotività nei pezzi rigorosamente strumentali e figli di un concept: il lato notturno della natura e la sua magnificenza che sovrasta la miseria dell’umanità. È questo il messaggio celato tra i suoni ben costruiti e supportati da una leggera cornice elettronica. Il tutto è un buon esercizio di post rock molto ‘cinematografico’. C’è una ‘sensazione da colonna sonora’ in questa musica. La si ascolta ed ecco sbocciare nella mente immagini, luoghi, ricordi e sogni. Gian Spalluto è un musicista che compone attraverso la chitarra (e non solo) e la tavolozza dei colori. Insomma, lui affresca, dipinge, dà forme, suoni, colori e quanto altro che possa creare un vero mondo sonoro che ruota in quanto proteso a viaggiare con grazia e magniloquenza. Si distingue “Invisibile” anche grazie al tema canoro di Marina Carlucci di Vostok che si espande nei paesaggi sonori. Anche “Lumen” ha un suo fascino e che per un terzo ricorda alcuni lavori di Brian Eno e del krautrock; la stessa sensazione la restituisce “Haxo”. Questi due brani insieme a “Nebula” sono i momenti più brevi dell’album (tra i meno di due minuti e poco più di tre e mezzo), ma appunto si formano anche grazie a una struttura che favorisce un po’ più di elettronica e qualcosa di meno standard rispetto ai canoni del post rock, alleggerendo dunque l’ascolto. Tutto sommato “Notturno” è un altro momento di Australasia. Un altra porta di ingresso in questo mondo. La terra lontana da percorrere a occhi chiusi. Ancora una volta sublime.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10