(Iron Bonehead) Appena ho letto della nazionalità di questo combo al debutto tutto ha trovato un senso nell’ascolto delle tracce. Siamo in Francia. E i francesi, il black non lo suonano. Lo massacrano e lo tritano tirandotelo in faccia come sabbia negli occhi. Diciamo che è uno di quei dischi che può realmente spaccare il giudizio tra becerismo senza senso e arte sonora. Si perché un primo ascolto può lasciarti spiazzato, specie perché non si capisce se la registrazione è malsana o sono proprio le distorsioni di voce e chitarre a essere neri dentro. Il cantato somiglia vagamente ai The Berzerker, mentre le ritmiche pagano dazio più al death/crust che non al black. Per fortuna ci pensano le corde suonate come se non ci fosse futuro a farci capire che i territori esplorati dal gruppo sono black europeo al 100%. Ma c’è anche dell’elettronica ben accorpate dentro le canzoni, elemento piuttosto alieno e interessante, che dona un’atmosfera tutta particolare. Si, penso che alla fine qui ci sia di tutto, fuori che la mancanza di senso. Illuminanti.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8/10