(Peaceville Records) A distanza di solo un anno dall’ottimo “Morbidity Triumphant” (recensione qui), tornano in pista i leggendari Autopsy, capiscuola di un certo modo di intendere il death metal. Fedele al proprio stile che ha ispirato negli anni centinaia di band, la formazione guidata da Chris Reifert presenta undici nuovi brani in grado di coniugare furia slayeriana e cupa decadenza doom, con le chitarre di Eric Cutler e Danny Coralles intente a sfornare riff assassini inframmezzati da claustrofobici rallentamenti, coaudivati dal drumming feroce ed essenziale di Reifert, così differente dallo stile fin troppo raffinato e tecnico dei batteristi attuali, eppure dannatamente efficace; stesso discorso per la voce, inconfondibile, rabbiosa e scorticata, capace di annichilire l’ascoltatore con la sua aggressività. Un discorso a parte lo merita Greg Wilkinson, eccellente bassista che già nella precedente release aveva già lasciato ben visibile la propria impronta: la presenza del basso non è mai stata così palpabile in un album degli Autopsy, traendone vantaggio per profondità e spessore del suono, potenziando ulteriormente una serie di riff già letale di per sé. “Rabid Funeral” parte velocissima, azzannando alla gola il malcapitato ascoltatore con uno dei brani più tirati della band californiana. La title track ci riporta su binari più consoni, con un inizio marziale e doomeggiante che verrà ripreso più avanti per spezzare l’assalto all’arma bianca che si stempera in un finale quieto quanto minaccioso. “Death Is The Answer” ci riporta indietro di venticinque anni, per un brano old school fino al midollo. Qui non ci sono contaminazioni o sottogeneri, ma solo l’ennesima grande lezione di cosa sia il vero DEATH METAL!
(Matteo Piotto) Voto: 9/10