(Peaceville Records) Il nuovo bassista Greg Wilkinson è stato immediatamente coinvolto da Chris Reifert e soci nella lavorazione del nuovo ed ottavo album degli Autopsy. Un atto che nell’ascolto del nuovo album della band, si avverte da subito che il basso è per davvero una parte del sound, distinguendosi sensibilmente dall’insieme sonoro. Gli Autopsy, ancora loro dopo dopo anni e anni di pazzia e morte. I padroni del death metal, coloro che hanno visceralmente definito un genere, pubblicano l’ennesimo capitolo di una storia musicale totalizzante. Tra le band più influenti della scena estrema, gli Autopsy sferrano un colpo degnamente vestito di qualsiasi angosciante e atroce senso che possa pervadere la mente umana, il tutto ovviamente tradotto in forma di death metal. I loro riff poderosi e marcescenti, necrotizzati di dolore e morte, irrobustiti da un basso che rende l’atmosfera ancora più carica di morte, risplendono come non mai. Suonano in maniera svelta oppure si calano in cadute heavy-doom metal che lacerano l’atmosfera e la rendono ancora più sanguinante. Si pensi ad esempio a “The Voracious One” con il suo incipit e i tratti doom metal e addirittura sabbathiani. Chris Reifert, voce in un growl roco, profondo, animalesco a tratti, nonché batterista, è concentrato su una performance che completa, si aggiunge a una massa sonora strutturata, fatta di momenti che si alternano confluendo però ognuno nell’altro e dando così l’idea di uno sviluppo in divenire. Un album dinamico “Morbidity Triumphant”, in esso c’è poco ‘grezzume’ e c’è invece una debordante atmosfera di torbida follia che avvolge i pezzi. Forse meno ruvidi del solito, però dopo oltre trent’anni e con le tecnologie attuali è quanto meno comprensibile, ma la musica degli Autopsy resta comunque pericolosamente viscida e mostruosa. Dopo decenni anche questo è un merito: ambire a nessuna purificazione e volere soltanto una morbosità trionfante.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10