(Cyclone Empire) Secondo disco per gli spagnoli Autumnal, che si presentano nelle note biografiche come una vera e propria istituzione del doom spagnolo: onestamente non li conoscevo, ma il loro curriculum è di tutto rispetto. “The End of the third Day” è un disco apprezzabile, ma troppo lungo (anche considerando il genere suonato): tutti i brani tranne uno superano almeno i sette minuti di durata, e questo sarà certamente un ostacolo per gli appassionati occasionali di queste sonorità (e ancora di più per i semplici curiosi). “A Tear from a Beast” sono nove minuti densi di Paradise Lost e My dying Bride, con i suoni della scuola inglese e uno spirito decadente che affascina. “One Step… and the Rest of our Lives” vive essenzialmente del contrasto fra chitarre e pianoforte; in “The Head of the Worm” è invece il violino il vero protagonista, strumento ovviamente capace di generare scenari lirici e sottilmente malinconici. “The Storm remains the Same” è il pezzo che presenta più elementi estremi: per il resto del disco, infatti, gli Autumnal sono sempre relativamente pacati, e la tristezza del loro doom è sempre sussurrata e mai urlata in faccia all’ascoltatore. Dopo l’inattesa cover dei Supertramp “Don’t leave me now”, doomizzata a dovere, la conclusiva “Father’s Will” torna ai violini e a un sound generalmente depressive, che però non è mai esente da una certa oscura grazia. A parte, come si diceva, l’eccessiva dilatazione dei tempi, le atmosfere sono sopraffine.
(René Urkus) Voto: 7/10