(Argonauta Records) Sono passati ben sette anni dal precedente “Every Sun Is Fragile” (recensione qui). La band, ora è stabile come duo (è stata un trio), con “Welkin Shores Burning” raggiunge il traguardo dei sette album (otto contando “The Mute Sessions”) in circa un ventennio abbondante di carriera e conferma la tendenza dark rock, quel ‘Trip Rock’, il quale ormai non mostra più alcuna traccia di metal, pur mantenendo altissima la componente malinconica. Per una band con un esordio riconducibile al black, al doom, è ormai consuetudine non aspettarsi nulla di prevedibile, in quanto gli Autumnblaze ci hanno abituato a cambi stilistici anche molto importanti e, a tratti, destabilizzanti o sorprendenti. Con il nuovo disco rimaniamo palesemente su linee soft, molto riflessive ed intime, siamo nell’ambito degli Anathema per capirci, un viaggio decisamente etereo attraverso sentimenti, stati d’animo, ricordi, concetti che la musica riesce a descrivere poeticamente con immensa mestizia, ma anche calore ed infinita suggestione. Suoni brillanti, curati, tutt’altro che scontati. Un soft dark rock che ferma il tempo, che fa guardare dentro.
(Luca Zakk) Voto: 7/10