(Avantgarde Music) Tra il black atmosferico e il post rock/black, il duo australiano giunge al terzo lavoro, il quale si materializza a oltre un decennio dal debutto, a cinque anni dal precedente capitolo. Dietro il moniker, Tim Yatras (fondatore degli Austere, coinvolto in molteplici altri progetti) e Matthew Bell (Tjaktjadálvve, Skuggor e molti altri), un duo con le idee chiare, con una visione ben definita e con una capacita sia compositiva che creativa indiscutibile. Voci aggressive o eteree, pungenti o sognanti, malinconia atmosferica e grinta pungente, momenti pregni di speranza alternati a istanti di totale desolazione, infinita malinconia e irreversibile desiderio di rapito epilogo: suoni tanto incisivi quanto drammaticamente belli, come emerge palesemente da brani quali “Unbroken Fragments”. Crea il giusto scenario l’intro “Infinity on Low” verso l’aggressiva ma sognante “Ever Fading Light”. Complessa e con tocchi progressivi “Dream of Yesterday”, contorta “Shades of Cold” con richiami che portano il pensiero ai primi Paradise Lost. Il post metal si esalta su “Far from Home“, introspettiva e in qualche modo romantica “Forever Yours”, impetuosa la lacerante, imprevedibile e conclusiva “A Velvet Hue”. Un disco nel quale lasciarsi andare, nel quale abbandonarsi, nel quale ricavarsi un rifugio, un angolo sicuro, protetto, ben difeso dai violenti assalti del mondo moderno.

(Luca Zakk) Voto: 8/10