(Peaceville Records) Anno MMXXIV. E in questo malsano decennio ci sono ancora entità oscure, deviate, devote all’innominabile… che osano esordire, far capolino, debuttare. Il duo Avmakt non è certamente composto da neofiti, visto che i due componenti fuoriescono da attività live o di ruolo in acts quali Aura Noir, Obliteration, Flight, Black Magic o Dødskvad; ma questa loro prima composizione è così profondamente radicata nell’antichità del genere, del suono, dell’impostazione… quasi come si trattasse di materiale antico possentemente ri-arrangiato e ri-masterizzato. I sei brani sono efferati, violenti, letali, sono capaci di risultare sulfurei e laceranti nonostante un produzione clinica e cinica: ci sono i primi Darkthrone, gli antichi Bathory, il black ancestrale che si accorge della seconda ondata, abbracciandola, evolvendosi, rendendosi ancor più demoniaco. Dopotutto è lo stesso Fenriz (Darkthrone) a dichiarare che questo disco è metal underground esattamente come dovrebbe suonare!
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10