(Club Inferno) Il futuro del metal sembra essere nella commistione dei generi: non è certo una novità, ma il processo di ‘meltin’ pot’ ha raggiunto perfino aree conservative come il power o l’epic metal. Lo dimostrano i milanesi Avoral, che con il loro debut spaziano allegramente dalle tonalità del power fantasy a quelle del thrash più sporco, unendo cori e violini a voci in growl e ritmiche fulminee. La opener “Ivory Gates” è praticamente un brano di battle/folk metal, e anche se la voce roca di Frank è poco consona al genere, il brano fila in velocità che è un piacere. “Take the Power” cresce sulle ritmiche NWOBHM, i toni sguaiati di Frank e un refrain accattivante, senza lesinarsi neanche un finale melodico guidato dal violino (suonato, come leggo nelle note promozionali, da Simone Malan degli Henderwyd; per la strumentazione tradizionale collaborano anche membri di Folkstone e Furor Gallico). “I’ll rise again” ha i toni potenti e allo stesso tempo ‘sgangherati’ (non è un termine dispregiativo, sia chiaro) di una formazione come i Wrathblade: ecco, forse per avere qualche referente bisogna pensare a formazioni di area ellenica come i Validor o i Solitary Sabred. La titletrack, posta in conclusione, sfonda più volte il muro del thrash con i solos, anche se le sovrapposizioni vocali sono quelle del power fantasy. Gli Avoral presentano in quaranta minuti tante idee: molte sono buone, altre vanno forse ancora un po’ affinate… ma se amate rotture e sorprese anche nell’ambito dei generi classici, “War is not over” è decisamente pane per i vostri denti.
(René Urkus) Voto: 7/10