(Pure Steel) Ormai i comeback di formazioni cult degli anni ’80 non fanno quasi più notizia: pochissime sono le band che, spesso in forma totalmente rinnovata, non hanno ceduto alla tentazione di ritornare sulla scena. Possiamo ora aggiungere alla lista gli us metallers Axemaster (da Kent, in Ohio), che dopo due dischi alla fine degli anni ’80 si sono rimessi in pista nel 2010, e oggi danno alle stampe quello che è il terzo full-“length” della loro carriera… naturalmente per la Pure Steel Records. “Overture to Madness” è un discreto disco di us metal, non certo un capolavoro: diversi brani funzionano e mantengono lo spirito dei bei tempi andati, ma forse l’insieme poteva essere migliore. “Sanity’s Requiem” è durissima, e la registrazione molto cupa (la batteria è un insieme di suoni ovattati) aumenta gli spigoli del sound. Fra Helstar e Metal Church “Forsaken”; ai confini del thrash “Thirty Pieces of Silver”, mentre “Peeling Skin”, pur se con qualche lungaggine evitabile, si rifà allo spirito dei Black Sabbath. “Statute of Liberty” è forse ancora più cupa (e ancora più sfilacciata); discrete, invece, le escursioni chitarristiche di “Ashes”. Nel finale i pezzi (soprattutto “Chyld” e “Dark Souls”) finiscono per assomigliarsi molto, complici delle ritmiche abbastanza standardizzate. La lunga “Epic”, dove la cosa migliore è il break con il basso pulsante in evidenza, chiude ancora nel segno dell’heavy/thrash (forse addirittura echi dei primi Metallica?) un disco perfettibile ma sicuramente non da buttare.
(René Urkus) Voto: 6,5/10