(Iron Shield Records) Erano ben quattro anni che gli Axevyper non si presentavano sul mercato: l’ottimo “Metal Crossfire”, QUI recensito, aveva confermato tutte le belle premesse del debut, che a loro volta, almeno per come la vedo io, sviluppava i semi piantati dalla prima incarnazione della band, ovvero gli Assedium, dove Guido Tiberi e Luca “Fils” Cicero già suonavano insieme. Con la nuova etichetta Iron Shield ecco allora “Into the Serpent’s Den”: sempre heavy/speed d’assalto, da qualche parte fra Omen e Manilla Road (senza ovviamente dimenticare gli Iron Maiden), ma con una maturità compositiva che porta il sound al suo apice di perfezione. “Brothers of the black Sword” ci accoglie con due minuti di chitarra, ruggenti fra assoli e armonizzazioni; la sezione strumentale più avanti ci offre addirittura un assolo di basso! Arrembante “Metal Tyrant”, brano sullo stile Ironsword, poi è il momento del riuscito inno “Soldiers of the Underground”, creato per scatenare il pogo dal vivo con i suoi cori muscolari. Ottima “The Adventurer”, che unisce il tipico sound epic/heavy della band a galoppate maideniane, andando ad attraversare diverse latitudini nei suoi sette minuti e mezzo di durata. L’atmosfera si fa magica e oscura con “Under the Pyramids”, un brano capace di rievocare, oltre ai Manilla Road, anche lo spettro dei Cirith Ungol; seguono due brani abbastanza simili, che si collocano in un godibile contesto heavy/speed, “Spirit of the Wild” e “Solar Warrior”. Si conclude con un epos di quasi nove minuti, “Beyond the Gates of the silver Key”, ancora una volta oscuro e battagliero, che trasuda metallo anni ’80 da ogni nota e si ricollega a quella tradizione che, partendo dai Manowar, è arrivata oggi a formazioni come i Ravensire o gli Etrusgrave. Una delle cose più true sul mercato in questo 2016, senza alcun dubbio!
(René Urkus) Voto: 8/10