(Primitive Reaction) I finlandesi Azazel sono davvero un’entità curiosa. Sì perché, a discapito di una data di formazione che sfiora i tre decenni (1992), il primo album ufficiale del gruppo risale solo al 2012, seguito poi nel 2015 dalla loro seconda opera e raggiunto adesso da questo disco, opera terza. Risulta impossibile non riconoscere tantissima esperienza al combo in questione, grazie ad un privilegio, ossia quello di aver vissuto sulla propria pelle il seminale periodo in cui il black si è costituito come parte integrante del panorama estremo musicale. Questa pesante ma fondamentale eredità si può sentire nelle loro due opere precedenti, veramente di alta qualità, così come in questo loro terzo lavoro, per la verità forse il meno riuscito del lotto. In effetti, dopo una semplice quanto efficace intro atmosferica, il platter si giostra attraverso sette tracce di black maligno e di mestiere, che fa propri sia ritmi accelerati quanto parti più ragionate e lente. L’atmosfera che si assapora è quella della metà degli anni ’90, dove il genere produsse capolavori inarrivabili e diede davvero il massimo per estremismo, fanatismo e atmosfere. La lunghezza media delle tracce, non troppo alta, denota un ulteriore omaggio alle snelle e dirette produzioni dei primi album black, dove le cartucce ti venivano scaricate direttamente in faccia senza tanti complimenti. Quello che non ritrovo in questo lavoro, presente invece nelle due opere precedenti, è quell’impatto generale che normalmente ti colpisce e tramortisce. Manca per così dire quel muro sonoro, che spesso si sente volentieri in chiave live in questo genere musicale, tale da farti ricordare l’ascolto. Resta comunque il fatto che siamo di fronte al terzo di tre dischi che vanno a costituire una realtà non solida, di più. Difficilmente troverete altri gruppi underground con una così costante qualità nelle produzioni…

(Enrico MEDOACUS) Voto: 8/10