(Indie Recordings) Parlando di “Heavy Yoke” descrissi la band scrivendo qualcosa come ‘schizoidi. Deliziosamente assurdi e in totale controtendenza’ (qui). Il secondo album, “Loop of Yesterdays” conferma la mia visione, in quanto è ancora una volta un’alternanza psicotica tra melodie suggestive e furia omicida: poco più di mezzora di pazzia estrema! Melodie accattivanti, furia hardcore, divagazioni dal gusto jazz, riff laceranti e provocazioni pop stimolanti. Gli Azusa, band internazionale con radici in Norvegia, continuano a sconvolgere, destabilizzare, esaltare e mandare fuori di testa! “Memories Of An Old Emotion” alterna dolcezze ambient ad una furia hardcore priva di rispetto. Più coinvolgente anche se non meno violenta “One Too Many Times”, un brano dove la vocalist Eleni Zafiriadou si lascia andare con violenza, mentre i musicisti attaccano con rabbia divagando su teorie fusion. Instabile ed eterea “Detach”, contorta e fuori schema “Seven Demons Mary”, ricercata ”Monument”, altro brano dove la vocalist inietta una schizofrenia identificativa. Introspettiva la title track, tuonante ma con aperture molto tecniche e sconvolgenti “Rapture Boy”. Provocante “Skull Chamber”, ai confini con il death-core “Kill – Destroy”. Sognante “Golden Words”, mentre la conclusiva “Aching Ritual” è più diretta e vicina ad un metal-core estremamente colto. Album molto complesso, che nuovamente ha richiesto il lavoro di Nick Terry (Turbonegro) oltre che il tocco finale di Jens Bogren (Opeth, At TheGates) per rendere fruibile qualcosa di potenzialmente incompatibile con ogni regola sonora. Deviazione psichica. Pazzia. Malattia mentale. In una parola: ARTE!
(Luca Zakk) Voto: 8/10