(Wasted State Records) Suoni corrotti, marci e sporchi. Questa band scozzese prende il suono e lo stringe in un pugno di ferro, lo frantuma, lo distrugge, lo scaraventa al suolo, lo calpesta, ci sputa sopra. Suonano così vintage, così volgari… così devastati. Il loro genere è assolutamente stoner, uno stoner strafatto, demolito, aspro. Oscuro. Pubblicazione in digitale e vinile, rispettando la passione degli artisti per quei cosi di nero materiale plastico che riescono ad elargire sensazioni musicali rock in forma assoluta, superiore, inimitabile. “Tales Of Worries, Woes And Whatever” è l’album perfetto per torturare la puntina del giradischi, in quanto la musica stessa è pervasa da quella sensazione di analogico, di valvole incandescenti, di cavi attorcigliati che collegano la chitarra al muro di ampli. Sembra quasi una registrazione live anni ’70, con tutta quella sensazione di rumore, di distorsione, di detriti sonori abbandonati al caso. Elementi che contribuiscono a rendere superlativo il groove di queste otto canzoni, riempendo l’ascoltatore di oscure visioni, di spettri, fantasmi, orrori. Una versione malata dei vecchi Black Sabbath geneticamente infettati dai Motorhead, uno stoner pesantissimo che danza sulla lama di un rasoio che lo divide dal doom più macilento. “Yo Wanna Deal” apre il disco con cattiveria ed energia, regalando una up-tempo aggressiva, con riff e ritornello perfetti. “Man Of The North” mescola grezza rabbia, con melodie accattivanti, trascinanti, ipnotiche. Dilaga il marciume su “Love Is A Prison”, che dalla metà in poi rappresenta un orgasmo di distorsioni enfatizzate, di suoni trucidati, di disturbi sonori esaltati. Ancora groove e rock feeling con la bellissima “No Name”, mentre una sensazione di oscura depressione dilaga ascoltando “Fuck Knows Man”. L’album si conclude con un pezzo di dimensioni epiche: dura infatti ben quattordici minuti “Sweet Smell”, una specie di testamento sonoro da parte della band la quale inserisce in questo pezzo il riassunto della sua identità creativa, mettendoci dentro tutto lo stoner, tutta l’atmosfera, tutto quel “anni 70” con una spruzzata di fantasia sballata, fumata…. la canzone perfetta da ascoltare sotto l’effetto di stupefacenti. Un ottimo lavoro, che sicuramente non inventa nulla di particolare, ma che si impone con identità ed ottima qualità, generando un assoluto piacere durante l’ascolto.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10