(Frontiers Records) Artista egocentrico, irriverente e dotato di un carisma immenso. Una delle ultime rockstars, per atteggiamento, comportamento, attitudine. Il packaging del CD parla chiaro: “Sebastian Bach non è supportato da nessuno. Per nessuna ragione. Ed è il mio fottuto album”. Ed anche: “Ringraziamenti: non ci sono ringraziamenti giù all’inferno”. Un disco ribelle, un grande dito medio musicale esposto con fierezza. Ad affiancare questo estremo personaggio, gente in linea con il suo curriculum: Duff McKagan, tanto per ridare vita a quell’epoca d’oro, John 5 (Marilyn Manson, Rob Zombie), Steve Stevens (Billy Idol) e pure Bobby Jarzombek (Halford, Riot, Fates Warning). Grandi premesse per un quinto disco che si rivela decisamente grandioso, assolutamente più coinvolgente dei lavori precedenti. Curato nel dettaglio, registrato in maniera impeccabile, mette a disposizione la classe della band e la maestosa capacità vocale del singer. “Hell Inside My Head” mette subito in chiaro che questo Sebastian Bach è molto arrabbiato, e non ha nessuna voglia di far pace con il mondo. Però il ritornello è poesia pura. “Harmony” è violenza. Il titolo parla di armonia? Brutalità, direi. Suoni pesanti, riff incazzatissimi sui quali la voce potente e pulita di Sebastian troneggia con grinta senza limiti, calore avvolgente, rabbia decisa. “All My Friend Are Dead” è decadente, maledettamente heavy, in perfetta linea con il titolo stesso: groove irresistibile, cantato che copre un vastissimo range di tonalità, evoluzioni ritmiche che potrebbero occupare spazi su album death metal, con Bach che osa arrivare a rendere selvaggio il suo screaming. Questa è una delle varie canzoni dove si vede quale immenso lavoro sia stato fatto nella composizione della chitarra: oltre ai guest, è sempre evidente l’infinita versatilità e l’impeccabile capacità tecnica di Devin Bronson. Il singolo “Tempation” è grintoso, orecchiabile, facile da assimilare, con un refrain trionfale, perfetto, immediato. Ma è la successiva “Push Away” che mi distrugge, mi esalta, mi sconvolge e toglie il sonno! Sapete, ci sono molti detrattori di Bach (invidia?), molta gente giura che l’ex frontman delgi Skid Row non sa veramente cantare, e che dal vivo non rende. Io mi ritengo fortunato in quanto ho visto e sentito personalmente di cosa sia capace questo singer sopra un palco, e mi auguro davvero che questa canzone sia nella setlist del tour, che venga suonata ma sopratutto cantata esattamente com’è sull’album! Bach arriva a toni alti impressionanti, mantenendo il suo timbro caratteristico, la sua rabbiosa impostazione, il suo calore; una perversa unione della componente brillante con quella estrema. Il ritornello di “Push Away” è pura devastazione, e sembra impossibile che un essere umano possa emettere quelle note in quel modo. Esaltante anche la chitarra, con un assolo finale fantastico, alle porte del virtuosismo. “Push Away” comunque è un pezzo riflessivo, introspettivo, mentre con la seguente “Dominator” ritorna la violenza e la grinta, quella attitudine “fuck you all”: pezzo ricco di melodia ma sviluppato su una chitarra devastante e linee vocali che alternano il calore e la passione, con la rabbia e il raggiungimento di grintosi confini. Rilassata e suggestiva “Had Enough”, pezzo che offre anche aperture progressive, un assolo grandioso con un epilogo stupendo. Piena di melodia, groove ed energia esplosiva “Gun to a Knife Fight”, sempre con chitarra tagliente sia sul settore ritmico che nell’esecuzione dell’avvincente assolo. Feeling southern su “Rock n Roll Is a Vicious Game”, mentre “Taking Back Tomorrow” unisce concetti hard rock da idee più estreme ed alternative: Bach è perfetto anche in questo ambito, e canta con calore e dolcezza uniti a rabbia ed esplosiva grinta. Ancora deviazioni ai confini del death con “Disengaged” mentre la conclusiva “Forget You” torna ad un metallo pieno di sostanza, concepito con deviazioni nuovamente progressive, ed un cantato in controtendenza, sempre accompagnato da una tonalità corale che crea atmosfera ed emozione. Sembra veramente di sentire un Bach rinato, rigenerato. La grinta che questo artista è ancora capace di scatenare è semplicemente inaudita: una fiera famelica che azzanna, sbrana e divora tutto quello che gli si pone davanti. Voce perfetta, sempre, senza un minimo cedimento, mai. L’energia che lo ha reso famoso un tempo non è certo diminuita, anzi, direi incrementata, esageratamente espansa fino ad essere una instabile sostanza esplosiva ai confini della fusione, della deflagrazione, dell’olocausto. Certo, che poi si dica quel che si vuole. Che poi si creda quel che si preferisce. Ma bisogna fare attenzione: in questo album è stato delimitato, assurdamente recintato, un territorio musicale infinitamente pericoloso, altamente sismico, dolorosamente letale, terribilmente velenoso sul quale questa voce unica, una delle voci più grandi del metal, esprime il massimo, dà tutto, arriva oltre. Un album estremo, brutale. Un album che non prende prigionieri.
(Luca Zakk) Voto: 9/10