(Drakkar Entertainment) Questo trio ci ha dato, con questo loro esordio sulla lunga distanza, un buon esempio di come si possa sfruttare la pausa dai concerti dettata dalla pandemia in modo positivo. Tredici tracce che si potrebbero tranquillamente riassumere come il connubio perfetto tra i The Black Crowes e la voce dei Soundgarden. Ne è uscito un rock sporco e antipatico, irriverente verso il passare degli anni, uguale a come veniva suonato decenni fa, eppure senza mai perdere il suo dannatissimo fascino. Colpiscono i bellissimi accordi di chitarra e i cori in stile settantiano, così come la purezza di un rock senza troppi orpelli, che starebbe da dio suonato in un motoraduno nel tardo pomeriggio, giusto prima che il sole cali, nell’imbrunire di un’assolata giornata estiva. Basso e batteria formano una solida base ritmica dove la voce regina segue chitarre dal suono pulito e ritmi cadenzati e ruffiani. Certo, niente di nuovo all’orizzonte, ma va assolutamente bene così… Decisamente retrò.
(Enrico MEDOACUS) Voto: 8,5/10