(Demon Doll Records) Dio del rock prendi la mia anima impura e bruciala nelle fiamme dell’inferno. Però, cazzo, mentre lo fai spara dell’hard rock a volume apocalittico, un volume che svegli morti, uccida i vivi e faccia tremare l’oltretomba, il paradiso, il valhalla, l’olimpo ed ogni singolo night club della Sun Set strip! A volte le cose capitano per caso. A noi redattori cadono addosso (anche letteralmente). Spesso a tirartele contro sono le etichette, le agenzie, qualche promoter. Ma a volte le cose seguono un percorso contorto, strano. Perché se è vero che il rock è un’autostrada (verso l’inferno?) allora, ve lo garantisco, non è diritta, ma vanta tortuose curve, contorti tornanti. Grazie a non-so-quale agenzia, mi ritrovo per le mani un album tosto, quello di Dave Saker. Lo ascolto, godo, scrivo, pubblico. Dave Saker, magari usando qualche traduttore online, legge la mia recensione ed innalza la mia persona e la mia webzine a livelli divini. Non contento, ci pubblicizza sulle bacheche dell’inferno, tra fiamme e colate laviche. Un inferno al quale mi da accesso consegnandomi l’ambita chiave. La chiave verso tutte le perdizioni, tutte le perversioni. La porta del peccato. Dave scrive “Hey Uomo” – modo di parlare molto californiano “senti anche quest’altra roba che facciamo quando hai tempo”. Umile, nemmeno mi dice di “sentirla e basta”. Non mi dice “uomo, l’altra mia roba, sai, spacca il culo”. No! Mi chiede per favore, mi chiede l’indirizzo. Chiama Eddie Vega, leader della band, e mi fa spedire un CD nuovo di scaffale. Avevo sentito dei samples online: andando un po’ ad istinto, sentivo che le porte dell’inferno si stavano veramente per aprire e che la chiave sarebbe dovuta apparire in cassetta della posta entro pochi giorni. Arriva il pacco, mittente Eddy Vega, da non so quale collina su e giù per la California. Tengo tra le mani questo CD, lo guardo, lo ascolto e capisco che Dave Saker, che la sua anima sia maledetta, mi ha veramente fatto mandare la chiave per le porte dell’inferno, una chiave che brilla al sole, una chiave magica. Le intenzioni dei Bad Boy Eddy sono semplici e chiare: prendere l’hard rock degli anni ’80, e farlo resuscitare. Ma questo non deve succedere grazie a qualche band i cui membri hanno l’anno di nascita che ormai inizia con il numero 2. Il piano infernale è quello di mettere in attività rocker veri, originali, scolpiti negli anni ’80, e far loro suonare, far loro cantare ciò che c’era una volta e che, sotto sotto, esiste anche oggi. I cinque membri della band sono tutti rocker con 20 o 30 anni di esperienza on the road, una vasta carriera musicale sempre nel nome del rock. Cinque nonni con la chitarra a tracolla? Ma, non so voi, cari lettori che cazzo di nonni avete, ma il mio di sicuro non suona come suonano questi!!! Questa è energia originale, un embrione di follia congelato nel 1989 e tirato fuori dal freezer nel 2012! I Bad Boy Eddy suonano in maniera oltraggiosa. Hanno dei pezzi che demoliscono i muri, frantumano le rocce. Hanno dei riff fanno vibrare le budella, dei grooves che bagnano le mutandine, ed un Eddie Vega alla voce il quale è una specie di esperimento fatto in laboratorio utilizzando pezzi dei DNA prelevati, a caso, da Johnny Gioeli (Axel Rudi Pell), Sebastian Bach, Kip Winger e Jørn Lande. Musicalmente questo ragazzaccio cattivo orienta la sua band verso un hard rock appesantito, brutalizzato, incazzato, che ricorda un po’ l’evoluzione che fecero gli Skid Row, o gli stessi lavori recenti di Bach. I due chitarristi, Dave Saker ed Eddie Nixon vanno giù cattivi, con un Saker che infila tra un riff e l’altro degli assoli belli, feroci, maledettamente efficaci. L’album apre senza tanta gentilezza con “Fever”, veloce, travolgente, melodica con un assolo irresistibile. “She Gives Me a Feeling” colpisce con la sua energia, la sua melodia, i suoi riff granitici. “I Don’t Want You” è un pezzo favoloso: creato per far cantare un pubblico di 80,000 persone. “Super Sonic Freak”, un pezzo che spazia dai Bon Jovi era glam ad un metal moderno, evoluto, dando origine ad una canzone che personalmente reputo tra le migliori del disco: questa canzone scatena un’energia mostruosa, incontrollabile. Non ascoltatela mentre andate in ufficio e magari siete incazzati con il vostro capo. Sarebbe il vostro ultimo giorno fuori dalla galera. Non ascoltatela mentre guidate e vi imbattete in un ingorgo. Finireste con essere il protagonista di un’ordinario evento di cronaca, dove un pazzo esce dall’auto e spara ad altezza uomo facendo una strage. “Funky Monkey” è un pezzo sexy, con le sue vibrazioni boogie, le sue onde erotiche, deviazioni eroiche, emozioni fantastiche. “Rad Ruby” è un inno agli anni ’80, mentre “Teenage Sacrifice” è un inno all’heavy metal: potente, grintosa, estremamente aggressiva, con una chitarra che va oltre il limite dell’hard rock o del glam. Non manca la ballad “Fly Away” per il semplice fatto che ad un concerto la scena degli accendini è essenziale come l’assolo del chitarrista o quello del batterista. Portati l’accendino anche se non fumi! Il disco conclude la sua cavalcata con “Maker Of Dream”, una specie di pezzo live, con un’energia strepitosa. Non vorreste essere a San Francisco, in mezzo al casino, quando Eddie urla “San Franciscooooo”? I Bad Boy Eddy sono la band hard, glam & heavy che mancava. Era ciò che volevate. Non negatelo. Se avevate la domanda, loro sono la risposta. Se non avevate la domanda, loro sono la proposta. Sono “LA” band, punto e basta. Volgari, scatenati, schifosamente in gamba. La copertina spiega tutto: un teschio, chitarre, rose e donne. Ricetta letale, mix terminale. Roba elettrica, roba pungente, roba umida, molto umida, totalmente bagnata. Roba che ti manda fuori di testa, roba che ti rende frizzante li in basso. Voglia di arene e festival estivi, voglia di groupies, voglia di droga, voglia di lacca per capelli, voglia di festa. Che il dio del rock maledica tutti voi, che vi faccia bruciare all’inferno. Per l’eternità.
(Luca Zakk) Voto: 9/10