cdpaolo10.indd(Autoproduzione) Come d’abitudine mi accingo ad ascoltare un album senza guardare nulla. A volte leggo solo il nome di chi suona, band o musicista che sia, e senza neppure leggere il titolo. Paolo Ballardini emana note cristalline e, soprattutto, pezzi strumentali di una fresca e graziosa musicalità. Chi è Paolo Ballardini? Devo informarmi, già durante l’ascolto. Ha un nome e cognome che potrebbe essere uno speaker radiofonico, guardi le sue foto e quasi pensi che è qualcuno della TV, ma imbraccia una chitarra, dunque è un musicista. Un“virtuoso”, ma non di quelli che spara note a razzo. Proprio bravo Ballardini, soprattutto perché i pezzi sono variegati e si impostano sul rock e qualcosa sa di Santana, Mark Knopfler, Eric Clapton. Ci sono pezzi che rievocano le essenza sonore di quei grandi e altri, ma lo fanno in modo docile, aggraziato. Leggo il titolo e trovo che “Roots” propone “3 guitar duels with Carl Verheyen, Paolo Bonfanti, Gianluca D’alessio” e che sono coinvolti ben 20 musicisti. Pensa te! Carl Verheyen? Quel Carl Verheyen? Cioè membro dei Supertramp negli anni 80 e successivi? Si, quello. D’Alessio e Bonfanti poi non sono mica due che si trovano così, per caso. Il primo è un tournista e sessionman di grido, il secondo è il blues in Italia. C’è poi Alfredo Vandresi, batterista di provata esperienza e abilità, attualmente nei Delirium. Brannen Temple, batterista per l’immenso Robben Ford. Poi c’è Lorenzo Poli, bassista per Battiato, Mina, ci sono altri ancora e con un curriculum illustre, ma non da meno un’esecuzione impeccabile ed affascinante, ma debbo fermarmi con l’elenco. Brani rock, di tipo classico o aggressivo, jazz, blues, qualcosa sulla fusion, il country, ma sempre con il Ballardini-sound, ovvero un tocco genuino, solare, riconducibile sempre alle sue dita. Non è, lo ripeto, il tipico virtuoso da “ascoltatemi e provate a vedere se il vostro pensiero è più veloce delle mie dita”. Qui dentro, in “Roots”, c’è la musica e non solo la fiera degli assoli. Tanta musica finemente arrangiata e con diversi aspetti, lo stesso titolo lo suggerisce, riconducibile ai gusti più diffusi, alle sonorità più conosciute. La chitarra di Ballardini poi è cristallina. Non so quale usi, le foto del musicista con lo strumento sono con Stratocaster, una che sembra una Danelectro a 12 corde, ammesso che lo sia ed esista! Io non sono un chitarrista, che ne so io di tecniche e strumenti. Io la musica l’ascolto e a volte la faccio mia, la elaboro e l’assimilo. Quasi a capirla. Altre volte la apprendo immediatamente, diventa mia da subito. Con Ballardini la musica è un sorso d’acqua, lo bevi e ti disseti. Complimenti Paolo.

http://www.paoloballardini.com/

(Alberto Vitale) Voto: 8/10