(Zonda Records) Granito, roccia pura. Colata di cemento. Ulteriore paratia di acciaio rinforzato. Antiproiettile. Assolutamente impenetrabile. Drumming possente, basso dinamico e chitarre monumentali. Voce graffiante, subdola. Questo è il sound di questi quattro di Buenos Aires, che cantano nel dialetto, anzi lingua locale, il Porteño. Accordature basse. Roba da sludge, stoner, punk. E doom. Alla fine sono solo etichette, semplici adesivi con un prezzo polverizzato dall’energia del primo accordo della opener “Te Estàs Dejando Mentir”. Conosco la scena di Buenos Aires. Conosco le bands locali. Conosco il loro underground. Ci sono stato in tour assieme. Devastazione da back stage, mentre il torrido sole sudamericano penetra il buco nell’ozono, cucina cervelli, altera menti, distorce senni. Un paese dove un concerto è sempre IL concerto. Una canzone è sempre LA canzone. Arte del divertimento, sapiente capacità di coinvolgimento nel grandissimo party che si chiama Rock’n’Roll. Quello Argentino. Quello che è ancora vero. Quello che si sente in “Parte de mi historia”.Questi Banda de la Muerte, a partire dal nome che si sono dati, sono veramente l’espressione del rock duro argentino, sia quello prodotto che quello consumato. L’Argentina è un paese puramente rock: tutte le elaborazioni pseudofighettine, forzatamente costruite, emo-borchiate, trucco-dannate, fanno ridere il rocker argentino. Quello vero. Jeans sporchi, maglietta sbiadita, scarpe logore.Terreno fertile che ha dato luogo ad eventi unici: i Ramones erano evento quotidiano. E lo sono ancora alla radio. Gli AC/DC ci registrano un live epico. I rocker più famosi fanno sold-out per tre giorni consecutivi durante qualsiasi tour. In ogni città del paese. Kid con antiche maglie logore dei Motorhead, nero che è diventato grigio. Tatuaggi raffiguranti Angus Young. Questa rude purezza, questa dannata innocenza, questo spirito libero da inquinamenti commerciali e modaioli è l’essenza del rock argentino. Quello di “El Miedo” e “El Sol Saliò del Sur”’. La Banda de la Muerte convoglia questa ribellione da strada, dura, pura, diretta, la distorce violentemente e la spara senza pietà dentro i Marshall. Nove tracce di chirarre-basso-batteria, una ferita aperta, sincera, sanguinante. Un suono cupo aleggia costantemente nella melodia, lo rende estremamente ruvido e graffiante. E coinvolgente: “En Contra del Destino”, “Tiempo Muerto”. Questo è il rock. La salvezza espressa da canzoni come “Pulso de una Mente Maldida”. Questo è lo svegliarsi la mattina, infilarsi due stracci, ed imbracciare la chitarra. Tutto il resto? Bugie, soldi, finzione, morte della coerenza, suicidio dell’anima rock.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10