(Autoproduzione) Un prog metal con influenze psichedeliche e vocals prevalentemente in screaming non è cosa che si senta tutti i giorni… onore quindi ai Barishi, del Vermont, che ci propongono oggi il loro debut. Peccato che sia impossibile derivare qualche notizia su di loro dal web… escono solo informazioni su una carta di Magic! “Holy Mountain” inizia su cori da prog rock anni ’70, seguono poi vocals sgraziate, chitarre complesse, qualche controtempo quasi disturbante. “Exhibiche” è per contrasto uno strumentale rilassato, con belle chitarre acustiche e un basso di ampio respiro; gli otto minuti di “Through Montains, through Planes” attraversano (come lascia effettivamente suggerire il titolo) diverse latitudini, con una accelerazione centrale particolarmente riuscita e dal gusto genuinamente seventies. Durissima, quasi di un rabbioso post-metal “The Waves”, mentre la conclusiva “Jaguar Sacrification Ritual” si concede il lusso di sette minuti di sperimentazioni, fra cambi d’atmosfera e qualche finezza chitarristica. Questo disco è per una ristretta platea di sperimentatori che amano sia il progressive classico settantiano che il metal estremo (magari, per capirci, per cui segue act trasversali tipo gli Opeth o i nostri Novembre): se c’è qualcuno lì fuori, che si faccia avanti e premi l’originalità di questa band!
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10