(Century Media) Se ascoltate abitualmente e massicciamente il rock prodotto tra gli anni ’60 e ’70 e contemporaneamente il metal, allora i Barren Earth possono rappresentare per voi un piacevole anello di congiunzione tra queste due situazioni musicali. Mi spiegò Kasper Mårtenson, tastierista, (QUI) “Dato che ci sono sei persone nella band e ognuno è influenzato da gente diversa e alla fine il risultato è davvero eclettico”. Eclettico e, aggiungerei, imprevedibile. I Barren Earth sono, almeno per chi scrive, una spanna al di sopra di molti estrosi del metal che allargano i confini del genere, implementando cose più ricercate o sonorità prese a prestito anche dal rock. Il fatto è che i finlandesi sembrano fondere anche un’anima freak e in modo naturale nel proprio tessuto heavy (in realtà un miscuglio appunto tra heavy, symphonic-prog e melodic). I pezzi poi hanno tutti un minutaggio considerevole (vanno tra i quasi cinque minuti fino agli undici) e ciò permette alla band di sviluppare le proprie idee su un terreno sonoro ampio. Rispetto allo splendido “The Devil’s Resolve” (QUI), i finlandesi si lanciano in composizioni dalle atmosfere altisonanti, un tantino pompose a volte, fino a sconfinare in qualcosa di sinfonico come per “A Shapeless Derelict”. Il merito della band è quello di avere sempre un buon impatto e alla giusta temperatura le chitarre. Pochissime infatti le sezioni nelle quali il guitarworking viene eccessivamente mitigato da un’architettura che le schiaccia o, peggio ancora, le annacqua. I richiami del songwriting verso sonorità arcaiche non sono mai banali e mai rischiano di essere palesi rimandi. Anche quando ciò avviene la durata è di pochi secondi. “The Vault” oppure “Frozen Procession” con il suo incipit alla EL&P sono degli esempi. Contemporaneamente i Barren Earth si producono in un’esplorazione verso un angolo sonoro del tutto proprio nella seconda metà dell’album: qui rincorrono motivi e in parte strutture e coesioni strumentali che si rivolgono maggiormente al prog metal. A quel punto il rock rientra in qualche scala, nei synth vintage, ma l’anima Barren Earth pare proprio venire fuori in modo genuino, con atti tenebrosi e carichi di pathos e senza staccarsi troppo dal metal. Perché la Peaceville li abbia lasciati andare, resta un mistero. La Century era lì, dietro l’angolo.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10