(Peaceville Records) Album capolavoro. Meglio scriverlo dall’inizio e chiarire che questo sound non ha rivali. I Barren Earth non sono dei tipi qualunque e il precedente “Curse of the Red River” lo aveva già detto. “The Devil’s Resolve” è un lavoro ti stampo finlandese (melodie epiche ma fluide e progressive scorrevole), ma che abbraccia il progressive degli anni ’70. Lo fa apertamente, ma Mårtenson (tastiere), Perttilä e Sirniö (le due chitarre) e tutti gli altri hanno le proprie teste a confezionare otto brani che per impatto, qualità e arrangiamento suonano universali e meravigliosi. “The Rains Begin” è grandiosa fino a toccare il cielo, con la sua melodia portante simil-medievale è in continua evoluzione, come nel suo mezzo che vira (ancora di più) verso gli Yes. La cavalcata spontanra “Vintage Warlords” è anche una golosa occasione per puntare i riflettori sulla batteria di Marko Tarvonen. Anche qui c’è un intermezzo desueto, una delicatezza acustica nello stile dei Pink Floyd. Il fardello di un passato popolato da leggende grava (per stessa ammissione di Kasper Mårtenson) su “As it is Written”, canzone nella quale Keith Emerson è presente come un fantasma che vive in un antico castello che non abbandonerà mai. “The Dead Exiles” è popolata da architetture più complesse e propone, in misura maggiore, proprio quel tipico retroterra death metal, dei quali loro si sono sempre dichiarati di appartenere, ma anteponendo il suffisso progressive. Sarà una questione di etichette o formule, ma i Barren Earth però sono condizionati in egual misura dal rock e “Where All Stories End”, tolte le sue robuste distorsioni, smaschera appunto quel tipo di melodie. “The Devil’s Resolve” è un disco fatto da giganti e questi giganti sono i Barren Earth, ovvero colossi forgiati nei Moonsorrow, Amorphis, Waltari, Swallow the Sun e che ora vivono nel proprio personale Olimpo.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10