(Schwarze Tod) I russi Bastion, provenienti da una città dal nome abbastanza impronunciabile (Krasnoznamensk, a poca distanza da Mosca), stanno per dare alle stampe il proprio secondo cd; ed entrati in contatto con MetalHead, hanno ben pensato di girarci il debut (uscito nel 2011) per una esclusiva recensione in italiano. Il pagan russo, ed est-europeo in generale, continua a sorprendermi: nella maggior parte dei casi il genere è rimasto incontaminato nella propria purezza, immune dalle commistioni degli ultimi cinque-sei anni, e al di là della ovvie difficoltà linguistiche “Rassvet Svaroga” sembra fatto per chi adora la prima ondata, quella dei Menhir, dei Mithotyn, degli Einherjer. Dopo una intro dai caratteri folk molto pronunciati, “Pravji Put’” getta un ponte fra la dimensione più giocosa alla Korpiklaani e quella epica alla Ensiferum. “Razryvaya V Serdste T’mu” è un pagan ancestrale grazie soprattutto alle tastiere da primordi del genere: devo dire, però, che lo screaming funziona meglio del growling. Stentorea e magica “Russkaya Klyatva”; la lunga “Sred’ Slavyanskih Lesov” è forse un po’ fiacca, ma in quello che ha di buono ricorda molto (guarda caso) gli Arkona. Più dinamica la titletrack; ho apprezzato anche lo strumentale conclusivo “Derzha V Serdste Rus’”. Il voto che vedete in fondo è al netto di una produzione abbastanza deficitaria: la musica vale almeno mezzo punto in più.
(Renato de Filippis) Voto: 7/10