(Debemur Morti Productions) I Behexen hanno sempre rappresentato, a partire dagli esordi a metà anni ’90, il black metal nella sua forma più canonica. Satanismo, blasfemia, oscurità e tutto intelaiato da un black puramente nero, veloce, tempestoso. Un loro nuovo album è la solita linfa marcia che nutre il genere estremo più oscuro di sempre. L’orda sonora che rappresenta questa band investe il mondo intero e sigla venti anni di carriera con un quarto album, costituito da una sanguinosa sequenza di pezzi che annienta ogni cosa e proclama la ferocia dei Behexen. I finnici suonano quello che è un black metal che vive di scatti, ritmi alti ma al contempo con risvolti andanti, modellati quasi su una sorta di blackened, ma nella sostanza è un black metal quello dei Behexen e al pari di un terremoto all’inferno (ascoltare “The Wand of Shadows” per capire quanto sia vero). Black metal puro, contornato da pattern ritmici (Horns alle pelli è semplicemente devastante) che sprigionano temporali e scosse telluriche, oppure si lanciano in andature che modellano ponti tra le parti che alternano appunto velocità a situazioni più regolari. Il tremolio delle melodie che saltano fuori nei vari allacciamenti tra blast beat e andature furiose di ogni sorta, rappresentano una trama malefica che pronuncia continui discorsi insani. Torog (voce) e Horns celebrano un nuovo rituale di quasi un’ora, senza risparmiarsi in fatto di furia e dannazione. Alle chitarre ci sono Wraath e Shatraug, il primo dei Darvaza, il secondo in una miriade di band, come gli Horna ad esempio.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10