(Kolony Records/Masterpiece) Nel panorama melodic death metal, quello recente e non europeo, i Be’Lakor sono tra le band più interessanti. Gli australiani arrivano al loro terzo album suonandolo con lucidità e uno stile che spazia bene nell’insieme melodico e stilistico della canzone. L’iniziale “Abeyance” sfrutta bene i suoi quasi 9’, proponendo melodie che si avvicendano, sopra una base ritmica puntuale e precisa. “Fraught” altra canzone d’interesse, pathos a morire, un feeling strisciante e ancora tante terzine nel riffing. “Absit Omen”, pomposa canzone, dai toni altisonanti e dalle melodie fatte di architetture imponenti. Il trittico finale è composto da tre canzoni che sfiorano di un niente i 10’ l’una, portando l’album ad oltre un’ora che si passa in loro compagnia in modo davvero avvincente, grazie ad una buona resa tra melodie (predominanti) e una sottile potenza e cristallino aspetto dei suoni. Probabilmente il merito è anche di Jens Bogren che ha lavorato nei Fascination Street, tanto cari a Opeth, Paradise Lost e altri.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10