(WormHoleDeath) WormHoleDeath pesca in Bielorussia una formazione piuttosto giovane ma con un potenziale. Belle Morte musicalmente si collocano tra il symphnonic e il gothic metal degli ultimi anni, con ingenti influenze folk. In questo secondo album intitolato “Pearl Hunting”, si ha la giusta coesione tra le trame di natura metal e la world music. “Pearl Hunting” presenta un retaggio musicale che si intreccia tra caratteristiche folkloriche e popolari con rimandi a più culture. La band collabora con diversi musicisti di più paesi e sono circa una ventina, per mettere in circolo nel proprio lavoro strumenti tradizionali giapponesi, indonesiani, ucraini, germanici e diversi altri che non si elencano in questo pezzo. Suonano in maniera ‘europea’ ma con un senso stilistico che implementa correnti musicali dell’est, orientali e addirittura quelle celtiche che hanno una loro dominanza. Sei musicisti, una cantante, splendida e si fa chiamare proprio Belle Morte (in realtà è Anastasia Schebrova), poi Sergey Butovsky, bassista e autore, nonché una sorta di produttore interno. Maria Shumanskaya non solo è alle tastiere ma suona anche il violino, infine la band si completa con due chitarre piuttosto arzille e la batteria. Belle Morte riescono a passare da momenti cadenzati ad altri più fluenti, con distorsioni delle chitarre un po’ fredde ma granitche. I tempi sono ben strutturati e in un certo senso c’è del prog sparso un po’ in giro in “Pearl Hunting” e a pieno regime. Dal punto di vista dell’arrangiamento i musicisti bielorussi limano con attenzione il proprio songwriting e dunque per essere al secondo album, attraverso una progettualità musicale e culturale così ambiziosamente incline a toccare più elementi musicali, non si può non essere stupefatti della capacità di implementare, suoni, atmosfere, appunto influenze stilistiche, arrivando infine a qualcosa di inusuale. Il tutto in poco meno di un’ora.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10