(Argonauta Records) Angoscia. Dolore. Sofferenza. Agonia. Elementi che in un certo contesto sono parte dell’amore, della passione, di un vero sentimento che trasuda dall’album di questa one man band slovena. Un’idea nata per puro interesse nello scrivere e creare musica, senza obiettivi di fama o gloria. Un’idea che canalizza i gusti deviati dell’artista incrociandoli con un chiaramente percepibile amore per la cinematografia dell’orrore. Musica lenta, soffocante, brutale in un certo senso, ma piena di una atmosfera che coinvolge, rapisce, stupisce. Remoto incrocio con il doom (per i tempi) ma anche con certe evoluzioni moderne del black metal, che non sempre diffonde odio usando musica veloce ed estrema, orientandosi spesso su proposte lente e quasi ambientali. “Temples Of Doom” è un lavoro stupendo, considerando anche che è stato creato nel (poco) tempo libero dell’artista. Circa quaranta minuti ben registrati, dove diversi sample tratti dal cinema riescono ad intensificare le tetre ambientazioni ricreate. Idee melodiche si insinuano spesso nella pesantezza della chitarra e delle ritmiche in genere, creando quegli spiragli di speranza, o morte della stessa, capaci di elevare ad una più alta dimensione questa creatura musicale. Si sentono molte influenze nelle evoluzioni sonore: dai grandi del doom, a band trasversali quali gli Isis. Si sentono certe ambientazioni che trovo negli album dei Nile (ad esempio sul pezzo “Hunting The Storm”) ma con tempi orientati al doom, molto lontano da ciò che i Nile riescono a creare. Molto paranoica e decisamente tagliente la opener “A Mornful Sigh”. E’ una emozione immergersi nella pesantezza di “The Dungeon”, mentre trovo fantastica “Away” con quello scenario tetro e mortale che si materializza attorno all’ascoltatore fintantoché idee melodiche si fanno avanti, sconvolgendo la marziale pesantezza delle ritmiche. Un ottimo lavoro, un disco pieno di musica fatta con passione musicale e anche livelli incontrollati di deviazione, perversione e malvagità.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10