(Argonauta Records) Quando ti arriva un album della Argonauta Records e vedi solo sei tracce, sai di sicuro almeno due cose. Primo, sei di fronte ad un prodotto di qualità, vista l’etichetta. Secondo, un album in cui sei tracce hanno una lunghezza complessiva di quasi un’ora di (buona) musica può solo essere un album di doom/stoner. Infatti, eccoci di fronte al secondo lavoro dei sardi Bentrees. Sempre stupefacente, è la potenza dello stoner senza essere ‘musica pesante’, il suo essere funereo e cenerino senza essere macabro come il più becero del death vecchia scuola. Elegante e magnifico come un elefante, lento e possente nei movimenti. Quasi per definizione, il genere che sa prendersi i suoi tempi, in cui l’ascoltatore deve rallentare i propri pensieri, lasciarsi andare nell’ascolto e farsi trasportare dalle atmosfere desertiche e desolate. Se lo si dovesse paragonare ad una droga, sarebbe il perfetto connubio tra eroina e pejote. Un viaggio rilassato ed introspettivo, questo è il filo comune che racchiude in sé tutti i gruppi stoner/doom. Ecco quindi tempi rallentati, cantato solenne, basso in primo piano e tanta riflessività messa in musica. Forse, in modo diametralmente opposto a come valuto gli altri generi, qui premio l’aderenza allo schema, non l’originalità. Ecco che, seguendo questo ragionamento, non posso che premiare e lodare questo gruppo…
(Enrico MEDOACUS) Voto: 9/10