(Epictronic/Wormholedeath) Nuovo EP per la creatura dell’emblematico Runar Beyond, artista norvegese emerso dalla corte della Misantrof Antirecords ed ora avviato per una sua intensa e creativa strada. Otto anni sono passati dalla fondazione: prima un duo, poi trio, poi di nuovo duo ed ora apparentemente one man band con una gamma di ospiti. Ma è Runar comunque la mente, la voce, la chitarra, l’organo… il magico mellotron. E questa release, lacera, tortura, stuzzica… perché l’album è in preparazione … e come le cose più eccitanti e piacevoli, si fa attendere, arriva un po’ alla volta… e dà origine al secondo EP consecutivo. Quattro le tracce, tutte molto curate, profonde, con quel caratteristico sound che combina sempre una stupenda chitarra acustica alla la voce malinconica, triste, priva di eccessi, piena di una musicalità che si esprime in una linearità stupenda e sconvolgente. Apre “You Twisted Angel”, perversa canzone d’amore e disperazione, di condanna e infinita tristezza. La decadenza viene resa elettrizzante dalla chitarra solista, da varianti vocali, da un’orchestrazione lussuriosa. Meravigliosa la title track, il pezzo che vanta un assolo di chitarra del produttore Leo Moracchioli e guest vocals di Eric Sartana degli americani Throne of Malediction. La parte di Eric è calda, profonda ed è un piacere sentirlo cantare con clean vocals. Meraviglioso il basso, coinvolgente l’orchestrazione… e quella chitarra classica suonata con passione, amore, seduzione. Assolo, arpeggi, arrangiamenti, organi: un lavoro completo, una canzone magnetica, piena, totale. “Divine Infinity” ha un testo meraviglioso, cantato con cura e ricerca dei dettagli: mi ha colpito la tristezza dilagante con la quale Runar pronuncia la parola “happy” nella frase cinica “I don’t care how they feel as long as I am happy” (“non mi importa come stanno, se io sono felice”). L’espressività delle molteplici chitarre, la linea di basso che è un assolo costante probabilmente ha generato la traccia migliore della release. Irresistibile anche “A Moment In Time”: pezzo rilassante, riflessivo, materializza scenari infiniti, pacifici, pieni di natura, accarezzati dalla pioggia, ricchi di un silenzio interiore. Un album contemporaneamente semplice e complesso. Riff ed accordi molto semplici, quelli di una canzone suonata con la chitarra davanti ad un falò in un bosco, alle porte di un autunno. Tastiere, assoli, basso, drumming, orchestre che toccano il prog, che arrivano alla complessità, alla ricerca musicale. L’abbinamento è stupefacente e permette di assorbire immediatamente la canzone, la quale poi cresce ad ogni ascolto, si espande, si alimenta, si sviluppa fino a raggiungere livelli estremi, livelli che vanno oltre la coscienza, verso i sogni, verso dimensioni sfumate, non definite, non più riconoscibili. “Dreaming Stoned”, appunto: poesia che accarezza i sogni, intensifica l’incoscienza, fonde realtà ed immaginazione. E trasporta lontano.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10