(Nordvis) Sono nuovi, in uno scenario di blacksters tradizionali che si muovono attraverso una storia ultra ventennale. Sono svedesi, in uno scenario originale dominato dalla Norvegia. E fanno black metal a Göteborg, città fulcro di altri filoni nella vasta galassia del metal. Ma sono speciali. Intelligenti. Intensi. Integrano ispirazioni che trovano radice in un black che divaga su folk ed ambient, senza dimenticare la violenza e la perversione del genere. In quasi un’ora di musica, con questo debutto, dicono molto. Toccano molti argomenti. Risvegliano molte sensazioni. Riscrivono. Reinterpretano. Aggiungendo creatività ed originalità. I Bhleg (moniker che vuol dire “brillare” in lingua protoindoeuropea) sono fedeli a radici essenziali del black, le quali sembrano rinascere, trovare una nuova esistenza, una nuova dimensione. Nuovo significato. Il significato di concetti cari al genere: la natura, essenza dell’io, ricerca di una origine, una fonte, una unione. Quasi il lato sciamanico del genere. “Draumr Àst” è un album meraviglioso sotto questo punto di vista: a partire dal titolo inusuale (in Islandese significa “Sogni d’Amore”). “Solkronan” apre poderosa, selvaggia, scarna. Riff superbo, linea di basso calda, singing deviato: alternanza tra velocità e cadenza, nel nome del black tradizionale, sulle scie di antichi Burzum e Ulver. “Kosmos Pulsådra” è ipnotica. Puro ambient. Atmosfera che rilassa lo spirito dentro un turbinio di inquietudini. L’idillica introduzione rappresentata da “Nyckeln Till Livskraftens Ursprung” è la prima di una lunga sequenza di tracce -cinque-, mezz’ora di musica, senza pausa, senza interruzione, senza mai una sospenzione della magia creata. E’ “Alyr” a riportare alla mente i migliori Ulver, qui intensificati, potenziati, legati in maniera eterna con un black vicino alle foreste, alle origini di tutto e tutti. “Brunnens Hjärta” è un autentico capolavoro di black metal profondo, lento, cadenzato, cinico, perverso. La natura conclude la traccia e apre la seguente, mentre una percussione tribale crea una ipnotica cadenza: “Skymningsdrömmar” è veramente un sogno, un viaggio spirituale nella mente… fino a quando tutto esplode e diventa distorsione, violenza, blast beat, tremolo, rabbia, furia… una furia che continua senza interruzione su “Brunnakrar”, pezzo che esprime un black perverso ed incisivo che ad un certo punto diventa introspettivo, tagliente, con un groove monumentale. “Stjärnkartans väv” torna nuovamente sull’ambient: è fantastico l’altalenare stilistico che i Bhleg propongono nella sequenza musicale della release: “Stjärnkartans väv” è spaziale, è tribale, è ipnotica, è fantastica. Alla fine, quasi a coronare questo reinventare il black metal, questo credere nuovamente nel black metal, questo rianimare e rinvigorire il black metal, c’è la title track; oltre nove minuti che congedano un ascoltatore che rimarrà legato all’album, attratto dal concetto, catturato dalla musica, un legame magnetico pazzesco. Una title track che riassume l’intero album, offrendo la crudezza e la brutalità del black, la sua parte riflessiva, la sia parte incisiva, profonda, tagliente. I Bhleg sono una rivelazione. Sono una band di oggi con uno spirito antico… il quale non è una copia o una riedizione… è uno spirito originale rimasto in qualche modo sepolto, inerme, imprigionato durante tutti questi anni, durante gli oltre 25 anni di evoluzione del black, di evoluzione del culto. Il duo dietro ai Bhleg propone oggi una strada nuova, una esperienza nuova, una esperienza oscura, profonda, estrema, crudele. Vera.
(Luca Zakk) Voto: 9/10