(Dark Essence Records) Con il loro terzo album i norvegesi Bismarck alzano l’asticella, e di molto. Se il precedente “Oneiromancer” (qui), uscito quattro anni fa, era un macigno di black/doom atmosferico, psichedelico, progressivo e dannatamente pesante, con il nuovo lavoro cala leggermente la componente progressiva per lasciare spazio ad una ulteriore lacerante pesantezza, una espressione sonora micidiale in grado di descrivere perfettamente questo viaggio metafisico attraverso lo spazio e il tempo, dalle profondità più oscure degli abissi fino alla vastità del vuoto siderale. Riff pregni di sludge, un doom che fa tremare le fondamenta, capace però di toccare momenti di sublime eccellenza, come dimostra la bellissima “Echoes”. Tocchi etnici, imprevedibili, inaspettati con l’ipnotica “Kigal”, mentre la title track riesce ad essere doom, ad essere sludge, senza dimenticare spunti death & black. Un viaggio contorto, complesso, deviato, il quale culmina con l’epicità rituale e sciamanica della conclusiva “Ocean Dweller”, un epilogo devastante, massacrante, crudele e psicotico, la conferma della potenza sublime di questa band sempre in grado di mescolare suoni presi a piene mani dagli ambiti più pesanti ed estremi del metal, a fusioni di folk, di post rock, di esagerazioni psichedeliche rese ancor più nebbiose da una impostazione dannatamente fuzz. Metallo e musica atmosferica, ossessione e drone, acidità sotto l’influenza di pesanti stupefacenti. Quel viaggio mentale e metafisico diventa sempre più carnale, sempre più reale… sempre più minaccioso.
(Luca Zakk) Voto: 9/10