(Via Nocturna) I Bitter Resolve sono un trio americano proveniente dalla North California che con “Seven New Worlds” arriva alla terza fatica discografica sulla lunga distanza. I nostri sono chiaramente dediti ad uno stoner/doom che se da una parte dimostra di aver ben assimilato le lezioni impartite negli anni dai Black Sabbath, dall’altra non disdegna, in alcuni spunti più progressive, rimandi ai Pink Floyd. I brani sono snelli e diretti, basati su pochi riff di chitarra che in diversi frangenti riescono a lasciare il segno grazie ad un’orecchiabilità quasi rock’n’roll mentre la sezione ritmica ben calibrata aiuta ad aggiungere pathos ai brani. La voce di Robert Walsh, sofferente ed evocativa quanto basta, si miscela agilmente nel sound generale dell’album; un bel timbro che però, e qui la nota dolente, rimane sempre uguale a se stesso, monocorde, durante tutto l’incidere dei minuti e risultando infine scontata e ripetitiva. Dopo un’intro acustica di buona fattura entra in gioco la chitarra elettrica che rimarrà assoluta protagonista, come anticipato, per il resto del lavoro. Le canzoni scorrono lineari, una di seguito all’altra, ma purtroppo senza spunti particolari che contribuiscano a far ricordare un brano piuttosto che l’altro. Peccato perché l’album parte bene con l’iniziale “Upper Oceanic Thrust” e la seguente “Hail…Brave Daughter of Odin Master”, nelle quali i cambi di tempo ed atmosfera riescono a rendere più vario e meno scontato il tutto. Ossessiva ripetitività senza spunti davvero degni di nota; è questa la sensazione che rimane all’ascoltatore nel momento in cui le casse smettono di emettere suoni. Intendiamoci, quello che ci propongono i Bitter Resolve non è un lavoro da bocciare in toto ma in “Seven New Worlds” ciò che viene alla luce è il buon potenziale di un gruppo che, proseguendo sulla via intrapresa con questo ed i precedenti lavori, può puntare a dire qualcosa di personale in un panorama musicale sempre più affollato. Rimandati a settembre.
(Davide Galli) Voto: 6/10