(Autoproduzione) I Bitter Resolve provengono dal North Carolina e questo secondo album se lo sono autoprodotto, dopo che il precedente aveva comunque una label alle spalle. Il trio psych-doom/stoner si presenta attraverso sei brani e dividendoli tra alcuni da oltre 6′ e altri di oltre 3 o 4′. L’iniziale “The Flood” entra lentamente, un riff portante semplice e le radici acide appena udibili nel sound. La breve, solo 3′, “C85 Omicron Velorum Cluster” possiede un ché di hard rock, ma il brano è comunque sommesso, mansueto. Quella cadenza stanca o mai troppo su di giri si ripete in buona sostanza per tutti i brani. Il riff che ripete una melodia, sempre breve ed essenziale, è la consuetudine per R. Corey Dial. Il cantato del bassista Robert Walsh è ispirato, con un timbro spesso e settantiano. Continuo e mai veloce il tocco ossessivo e continuato di Lauren Fitzpatrick, uno che sembra ingabbiato in una jam alcoolica o affogata in altre sostanze. “Mercury at Dusk” è un doom/sludge che nasce con un fraseggio di un’acustica e sviluppa poi l’incedere di una lenta ma poderosa melodia che mi ricorda parzialmente gli Sleep e va avanti per quasi 7′ e toccando anche momenti di space lisergico. Forse “Ethereal Slip” è l’altro brano di grande interesse, per via di una fluidità della chitarra e del basso ben superiori al resto dei pezzi. Un lavoro molto semplice, con canovacci che in fin dei conti si ripetono, eppure è un qualcosa che succede spesso nell’ambito del doom, dello stoner e derivati. Il sound pulito ma denso, le melodie sempre scarne ma a essenziali rendono questo secondo lavoro dei Bitter Resolve tutto sommato piacevole.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10