(Svart Records) Tomi Koivusaari, chitarrista degli Amorphis, crea Bjørkø e ci mette dentro anche Waltteri Väyrynen degli Opeth ed ex-Paradise Lost alla batteria, Lauri Porra dei Stratovarius al basso e Janne Lounatvuori di Hidria Spacefolk alle tastriere. I testi sono del vecchio collega di Koivusaari negli Abhorrence, Jussi “Juice” Ahlroth. Come già si potrebbe intuire dai nomi coinvolti e dalle loro provenienze quanto anche dal curriculum del mastermind della band, Bjørkø partendo da basi metal si allarga in orizzonti che aprono al rock e con una lieve dose di psichedelia a corredo. Le canzoni sono otto e in più figurano anche l’intermezzo strumentale “Awakening” e l’outro “Reverberations”, sono un buon equilibrio musicale perché riff veloci o fraseggi più inclini all’hard rock ed heavy metal vengono stemperati da soluzioni di natura prettamente rock. Le stesse partiture di Waltteri Väyrynen seguono dinamiche non del tutto metal nell’arco dell’album. Proprio nomi come Amorphis, Opeth o anche Enslaved rappresentano un orizzonte di stile lambito dalle composizioni del chitarrista degli Amorphis. La peculiarità sonora dell’album è massimizzata anche dalle collaborazioni. In “Heartrot” ci sono i contributi al microfono di Jeff Walker per la canzone “The Heartroot Rots”, Addi Tryggvason dei Sólstafir in “Vaka Loka” e poi Marko Hietala, ex Nightwish, Petronella Nettermalm che ha lavorato con gli Amorphis, Ismo Alanko, multistrumentista e tra i quali anche violinista, Shagrath dei Dimmu Borgir, Tommi Joutsen degli Amorphis, le cantanti Jessi Frey e Mariska. Il brano più estremo è, manco a dirlo, quello con Shagrath che è perfettamente a suo agio tanto che i Bjørkø gli costruiscono una dimensione perfetta per le sue peculiarità canore. Insomma, melodic black metal tirato a lucido. “The Trickster” con la soave Jessi Frey al microfno è un recuperare scenari d’atmosfere nordiche con una sezione centrale nella quale la cantante vara su un free style e chitarre granitiche che aprono una nuova dimensione ben tratteggiata anche dagli imponenti synth. Andrebbero citate tutte le canzoni, anche “Magenta” che vede la voce di Mariska e la chitarra acustica, sono le vere protagoniste di questa canzone leggera, vagamente intimista e puntellata da suoni di chitarra e tastiere che ne accrescono la sua leggerezza. Nessun pezzo è manchevole, tutti aggiungono una perfetta qualità, un tratto distintivo e un carattere specialmente fine a questo album. In più dal punto di vista chitarristico Tomi Koivusaari si sbizzarrisce nel passare dal death, al prog metal e via col black metal e al contempo inserirsi con fraseggi chitarristici degni di un mondo di taglio Pink Floyd, tipicamente rock psych-prog di un tempo. Avviene per esempio nella conclusiva uscita dall’album, “Reverberations”. Una via di fuga non da quel mondo ma verso un altro al quale si ambisce a vivere con tutti i propri sogni, bisogni e desideri.
(Alberto Vitale) Voto: 9/10