(Pure Underground) Devo certamente lodare la Pure Underground Records, sub-label della gloriosa Pure Steel: nel suo rooster entrano ovviamente band di classico heavy metal, che non si propongono certo di cambiare il mercato, ma ciascuna di esse ha qualcosina di ‘speciale’, per cui non ci viene mai presentata la solita solfa! Così, dopo act come i Javelin o i Wolfs Moon, arrivano oggi i Black Hawk, fondati nel 1981, sciolti nel 1997, rifondati nel 2001, autori fino ad ora di cinque album e un ep. E la particolarità di questi tedeschi, che vantano comunque un songwriting dinamico e originale, è quella di suonare incredibilmente british, almeno per quanto glielo consenta la loro origine geografica… Per una volta, quindi, il modello di riferimento non sono gli Accept, i Running Wild o i Grave Digger, ma i Saxon! Questo è immediatamente evidente ascoltando brani come l’opener “Fear” o l’energica “Killer”. Ma i tedeschi non hanno da offrire soltanto questo: ascoltate ad esempio la serratissima titletrack, un pezzo di metallo da novanta con un chorus semplice ma ficcante, che ricorda molto le cose dei Paragon; o la ballad “Fashion Victim”, così fortemente ’70; o ancora l’intermezzo psichedelico “Venom of the Snake”. Strana invece “Nightrider”, dove la strofa è copiata pari pari da quella di “Insurrection” dei Gamma Ray; meno male che in conclusione c’è la genuina tempesta, stavolta 100% germanica, di “Beast in Black”. Un disco che mi ha divertito!
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10