(Underground Symphony/Audioglobe) Che Maurizio Chiariello e la sua Underground Symphony non sbaglino un colpo è una cosa che ho imparato da tempo. E ho anche imparato, sempre anni fa, che non si giudica il libro (o il disco) dalla copertina. Quella del debut dei Black Inside, piuttosto fumettistica, poteva infatti rivelare un album di symphonic power; ma i napoletani offrono invece un sound molto più duro e tagliente, per molti versi decisamente britannico. E questo “The Weigher of Souls” ci ricorda ancora una volta che esistono band validissime in contesti abbastanza marginali per le grandi direttrici economiche e organizzative del metal, come sono purtroppo il sud Italia e in generale l’area mediterranea. “Insomnia” ci accoglie con note e ritmiche dal taglio abbastanza thrash, ma anche con assoli di pura NWOBHM. Del tutto diversa “Servant of the Servants”, sospesa fra stoner e un sound doom anni ’70. “Fast as a Bullet” è, manco a dirlo, la fast song: due minuti e quaranta di assalto heavy/thrash con un accattivante ritornello. “After the Pain” è doom puro, sabbathiano, almeno fino all’improvvisa e intelligente accelerazione finale, mentre la titletrack si ricollega ai miti egizi, ed ha quindi, almeno nel lungo assolo, quell’aura vagamente ipnotica che si collega alle melodie orientali. Dopo la corrosiva critica sociale di “Zombies Train”, sorprende la lunga “Getsemani Suite”, un brano di doom variegato e cangiante dedicato in senso stretto a temi cristiani. Una band partita come tribute dei Black Sabbath che crea un debutto letteralmente ruggente: altamente consigliato.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10