(Season of Mist) Lo chiamano ‘blackened death metal’ quel genere che non è puro death e nemmeno completamente black. Ma i confini sono volubili: dove inizia o finisce ciascun genere dentro il sound dei gruppi devoti a questa mescolanza? Nel caso degli emergenti Black Lava, questa suddivisione è chiara: la musica è death, un death tecnico, contorto, a volte estremo… mente i testi guardano ad un tempo ormai lontano, si fanno ispirare dalla natura, dall’ambiente, da antichi sortilegi, arcaici misteri, il tutto attorno alla fura della battaglia verso la gloria di antichi e valorosi guerrieri… strizzando dunque l’occhio ad una certa corrente del black. Il progetto Black Lava nasce in pieno lockdown -un lockdown particolarmente duro laggiù- per mano del batterista Dan Presland (Vipassi, A Million Dead Birds Laughing, ex-Ne Obliviscaris) e del chitarrista Ben Boyle compagno d’armi di Dan: i due danno sfogo alla rabbia dell’oppressione pandemica dentro lo studio allestito nel garage di Dan, facendo crescere il sound, scolpendo le radici di un qualcosa che non poteva restare relegato alla dimensione della jam session. Ad un certo punto arriva Rob Watkins (aka Rob Widowmaker) dei Blackhelm, il quale si tira dietro anche il band mate e bassista Tim Anderson, ed ecco fatto, nascono i Black Lava e prende forma questo assalto frontale, questo “Soul Furnace”, questo death australe poderosamente penetrante, questa mezz’ora abbondante che mette subito in luce il quartetto di Melbourne. L’incedere death di “Aurora” ogni tanto gioca con dei riff dalla radice black, mentre il brano infuria, incalza, provoca. Travolgente l’ottima “Black Blizzard”, canzone variegata con una chitarra micidiale, vari cambi tematici, compreso quell’azzeccato intermezzo tetro dominato dal basso. Death con divagazione a base di blast beats su ”Baptised in Ice”, interessanti i mid tempo ricchi di groove che emergono da “Eye of the Moon”. Riff avant-garde su ritmiche death old school con “Necrocatacomb”, teatrale la tile track in chiusura. Riff possenti, cambi di tempo improvvisi e massacranti, melodie suggestive, accelerazioni travolgenti e mid tempo irresistibili. Un concentrato esplosivo, pericoloso, decisamente violento ma tutt’altro che grezzo: sarà l’esperienza dei componenti, sarà il tempo a disposizione avuto, sarà la rabbia repressa, ma questo debutto si rivela dannatamente poderoso!
(Luca Zakk) Voto: 8/10