(Andromeda Relix) Oggigiorno le female fronted metal bands sono quasi esclusivamente un territorio occupato da bellezze misteriose con una seducente voce soprano dento una band ricca di concetti sinfonici, gotici, supportata anche da una seconda voce maschile per rendere il tutto meno mieloso e più… cattivo. Ma non è proprio il caso degli italiani Black Reflex, band formatasi nel 2018 grazie a membri o ex membri di altre realtà, quali -tra le altre- X Hero, Crisalide e Kross of Kaoss. Qui la cattiveria è ben chiara, ma al microfono c’è una sola vocalist, Francesca Battisini, artista che vanta collaborazione con i White Skull (l’altra heavy metal band nazionale female fronted che spacca!), una voce molto lontana da quei territori sopracitati: voce grintosa, decisamente più una Doro che una ugola sognante e, con lei, una band che pompa di brutto, che macina riff spacca ossa, dando vita ad un metallo pungente, pesante, travolgente, trascinante, il quale continua a strizzare l’occhio al thrash, senza tuttavia mai lasciarcisi andare completamente, in un costante equilibrio tra metal classico e metal dal gusto moderno, attuale, sensazione esaltata anche dall’ottima produzione. Subito carte ben disposte in tavola con l’energia di “Never Fold”, ma è “More Than a Hero” che svela per davvero la macchina sputa riff che si nasconde in questo gruppo: ritmica che richiede headbanging, bridge che esalta, ritornello che lascia scatenare Francesca, la quale ricava anche un intermezzo delicato… dimostrando che con la sua voce riesce a fare un po’ quello che vuole. Tagliente e poco amichevole “Fierce”, niente pace per gli empi con “The Real Liar”, mentre l’incalzante “Rising Force” è un poderoso capolavoro di ritmiche, melodia e linee vocali. Più hard rock “Run Alone”, il classico brano da sparare a palla guidando veloce lungo una strada senza fine, intense melodie con l’impostazione moderna di “I Feel The Pain”, canzone che conferma lo stile eclettico di Francesca. Rabbia e ritmi sostenuti, una banchetto di linee di basso possenti e break down tortura vertebre con “You Know The Name”, prima della conclusiva “If You Love Me Demon”, una struggente ballad che chiude con malinconia un album deciso, molto ben composto, da ascoltare a tutto volume. Un album di puro e dannato heavy metal: musicisti ricchi di tecnica, la quale viene sfruttata per dar vita a brani catchy, ricchi di groove, di break down, di ritmiche intense. E sopra questo uragano di metallo bollente, una vocalist infinitamente grintosa capace di stare una spanna sopra ad una nutrita schiera di colleghi maschili!
(Luca Zakk) Voto: 9/10