(Personal Records) Dal Cile, in giro da meno di un decennio, devoti al vero doom e… solo al debutto. Poco invitante? Niente di più sbagliato. Il loro doom è potente, è grintoso, melodico e minaccioso, arricchito da un tocco di malinconia nelle idee soliste e, dulcis in fundo, con un vocalist -tal Víctor Prades- assolutamente favoloso, tra il graffiante e il poetico, tra l’oscuro o misterioso ed quel feroce alimentato dall’ira. Brani epici, brani taglienti, con riff penetranti e melodie avvolgenti, sempre in un contesto che resta in equilibrio tra doom sulfureo e decadenza più di matrice malinconica, di stampo gotico. “Neo Middle-Ages” è decadente prima, segue aggressiva… fino a diventare profondamente doom. La scuola Candlemass è palese con “Egomaniacal Fraternity”, si rivela pregna di gloria sulfurea “Society Worm”. Da manuale “Iron To Rust“, drammatica “Inhumane”, teatrale “1830”. Tra Candlemass e My Dying Bride, con idee brillanti, impostazioni irresistibili, con stile pungente, con passaggi melodici che portano anche a bands quali i Paradise Lost; “Seeds of Downfall” viene da lontano, esce dal nulla… ma è indubbiamente un ottimo album di doom che si fa ascoltare a ripetizione, generando un piacere sempre crescente.
(Luca Zakk) Voto: 8/10