(earMUSIC) Ritchie Blackmore e sua moglie Candice Night dopo l’EP natalizio “Here We Come A-Caroling” (QUI recensito) pubblicano il loro undicesimo album e soprattutto il primo dopo sei anni. La strada folk, popolare, tradizionale e non da meno storica, perché legata al recupero di musiche dell’epoca medioevale, dell’ex grande chitarrista dei Deep Purple, uno degli axeman più importanti della storia, offre un lavoro perfetto. Le trame della musica sono atti cristallini nei quali la voce della Night entrano come un raggio di luce che smeriglia con incanto. Suoni che costruiscono magie melodiche e trasportano lontano in altre epoche, altri tempi, altre età. Medioevo ed epoche più tarde, i menestrelli e i cantori sono entità che prendono ritmo emergendo da questi suoni forse in alcuni pezzi un pochino freddi ma dai toni ispirati. Strumenti a fiato, a corda, qualche tastiera di accompagnamento, l’hammond, percussioni, ogni canzone ha elementi e dettagli per uno spettro sonoro che lungo il corso dell’ascolto può sorprendere. “Once Upon December”, singolo dell’album, è un pezzo ispirato e con sani toni folk e dalle liriche poetiche e dedicate alla natura e i suoi miracoli quaotidiani. “Feather in the Wind” è molto vivace, anzi trascinante e più consona a un folk contemporaneo con alcune variazioni che sanno di prog. “Darker Shade of Black” sembra un miscuglio tra Ennio Morricone, J.S. Bach e appunto Ritchie Blackmore che entra con la sua chitarra elettrica fatta di certe assonanze classiche ben rintracciabili nei suoi tanti lavori. Un brano strumentale decisamente prog, come anche per l’altra strumentale “Der Letzte Musketier” dal taglio più rock e piuttosto ‘rainbowiano’, comunque sommato a una concezione di musica classica. Candice e Blackmore riprendono un loro vecchio classico come “Wish You Were Here” – non ha nulla a che vedere con l’altro classico, quello dei Pink Floyd – rivisitandolo in una maniera leggermente soul.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10