(Ma.Ra.Cash Records / Andromeda Relix) Giungono al debutto gli italiani Blind Golem, band derivante dai Forever Heep, un tributo degli Uriah Heep. Come intuibile è il sound della band inglese la linea dominante dei Blind Golem, i quali si rifanno anche a nomi quali Magnum, Deep Purple e Rainbow, aggiungendoci tuttavia una forte dose di personalità la quale si erige sull’esperienza musicale dei cinque membri del gruppo, tutti provenienti da diverse collaborazioni con tanti altri artisti o progetti, tra questi i Bullfrog e Paul Chain. Al tempo dei Forever Heep, la band riuscì a condividere il palco anche con Ken Hensley (il tastierista storico degli Uriah Heep, scomparso lo scorso novembre) e tale incontro, tale legame, deve essere rimasto in qualche modo attivo, visto e considerato che in questo disco è proprio lui l’ospite di punta, presente in un brano con chitarra slide e tastiere… probabilmente uno dei suoi ultimi lavori, quasi il tributo definitivo al grande artista. Molto classica, ricca di mordente e coinvolgente “Devil in a Dream”, hard rock moderno con sonorità vintage su “Sunbreaker”, teatrale e remotamente doomy “Screaming to the Stars”. “Scarlet Eyes” sprizza un’energia illimitata, appare sensuale “Bright Light”, molte emozioni e sentimenti intensi su “The Day is Gone”, il brano con il mitico Ken Hensley, una canzone intima e con sublimi linee vocali. Si percepisce una tendenza verso il progressive nazionale con un’iniezione di hard rock classico sulla bellissima “The Ghost of Eveline”, mentre emoziona il pianoforte della suggestiva “Night of Broken Dreams”. Dal vivo un brano come “Pegasus” potrebbe scatenare un uragano, mentre è marcatamente riflessiva la ballad “The Gathering”. Senso epico e malinconico con “Star of the Darkest Night”, pezzo che tra le altre cose mette in evidenza delle calde linee di basso. La chitarra classica che domina “Carousel” materializza della nostalgia intensa, la quale poi svanisce nella parte conclusiva grazie ad una divagazione progressiva meravigliosa, scandita da chitarra elettrica, basso e tastiere. Per qualche ragione mi viene in mente David Coverdale ascoltando la pungente “Living and Dying”, prima della conclusiva “A Spell and a Charm“, quasi un outro acustico ricco di magia. Celato dietro una copertina di Rodney Matthews (Magnum, Tygers of Pan Tang, Diamon Head, ecc.), “A Dream of Fantasy” è un disco ricco di tecnica, di melodia, di fantasia e di una innegabile nostalgia per i tempi d’oro, una nostalgia che potrà far sognare tutti gli amanti dell’hard rock anni ’70 e, perché no, degli estimatori del prog, qui suonato in veste più grintosa.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10